Riccardo Vannetti



26
novembre

RICCARDO VANNETTI A DM: A CORTESIE PER GLI OSPITI PER… CASO!

Riccardo Vannetti

La certezza nell’intervistare un esperto di buone maniere è che non riceverai una risposta maleducata. E in effetti il lifestylist Riccardo Vannetti si racconta con naturalezza e garbo, svelando come sia entrato a far parte, per un puro caso, di Cortesie per gli Ospiti, fortunato show di Real Time, ed approfittando di DavideMaggio.it per dispensare alcuni piccoli consigli di bon ton.

Come sei stato scelto per Cortesie per gli Ospiti? Ti hanno fatto apparecchiare una tavola o hanno interrogato sul Galateo?

Il bon ton e le buone maniere sono state sempre una mia grandissima passione. Ho incontrato i dirigenti del gruppo Discovery per motivi di lavoro completamente diversi e qualcuno è rimasto colpito dal mio “esser cortese” chiedendomi se avessi mai pensato di andare in video.

Cosa fa esattamente un lifestylist nella vita?

Lifestylist vuol dire essere un esperto di bon ton, di tavola e di eventi. Nel mio caso, poi, ho una formazione storico-artistica e, per tanti anni, sono stato in contatto con i massimi esponenti del mondo della moda, dello stile e del buon gusto.

Ad un esperto di buone maniere, non possiamo non chiedere se c’è un personaggio che in tv ha davvero poco a che fare con il bon ton…

Non ci sono dei veri e propri personaggi “bon ton” o “non bon ton”. A volte si viene trascinati in situazioni che non sono proprio adeguate al servizio televisivo.

Un personaggio che invece ti piace particolarmente?




8
novembre

E VOI AVETE CORTESIE PER GLI OSPITI?

Cortesie per gli ospiti

Sta andando in onda in queste settimane l’ottava edizione di Cortesie per gli Ospiti, uno dei programmi di maggior successo realizzati da Real Time e quello con maggiori richieste di partecipazione. Novità di quest’anno è Riccardo Vannetti (no, non è Diego Passoni!!!) che ha sostituito Roberto Ruspoli come esperto di buone maniere, contribuendo al mood più buonista su cui il programma si è assestato dopo le prime stagioni in cui, paragonata ai giudici, Crudelia De Mon era una dog sitter.

Durante la prima stagione, quando i giudici, probabilmente troppo influenzati dalle atmosfere inquietanti del libro di Ian McEwan (Cortesie per gli Ospiti, appunto), cui il format si ispira, salutavano con il claim “Un saluto cortese da Cortesie per gli Ospiti”, il telespettatore temeva che sotto il tavolo conservassero la mano del concorrente che aveva sbagliato a tagliare la cipolla o la lingua dell’altro che aveva detto “piacere” incontrando una persona per la prima volta. Potremmo considerare Cortesie per gli Ospiti il format che fa pagare l’IMU all’egocentrismo che risiede in ognuno di noi e che possiamo facilmente calcolare in base all’intensità del desiderio di partecipare al programma.

Siete assolutamente egocentrici se venite presi dall’incontrollabile impulso a candidarvi come “padrone di casa” per mettere in mostra la vostra abilità culinaria, la casetta che avete arredato con tanta cura e la vostra capacità di ricevere ospiti, per poi scoprire, con ogni probabilità, che cucinate come se Antonella Clerici e Benedetta Parodi non fossero mai esistite, che casa vostra sta all’architettura di interni come Lapo Elkann al congiuntivo e che quando avete gente a cena venite accolti ad honorem nella razza ovina. Da un paio di caproni con il vestito della festa. Per chi non avesse mai visto il format, vi riassumiamo cosa succede. Due padroni di casa, ognuno con un aiutante, si sfidano preparando una cena a cui sono invitati a partecipare i tre giudici, Alessandro Borghese per la cucina, Chiara  Tonelli per l’interior design, Riccardo Vannetti per le buone maniere oltre agli altri due contendenti.