Potremmo passare la serata ad elencare la miriade di trasmissioni che nel corso degli anni hanno affrontato il tema dell’amore in tutte le sue sfaccettature, ma servirebbe a ben poco. In tv, si sa, nulla si crea e nulla si distrugge e il pilot di “Perfetti innamorati” in onda ieri sera su Rai 1 ne è l’ennesima dimostrazione. La trasmissione che segna il debutto in Rai di Marco Liorni, accompagnato da Georgia Luzi, non può che portare il telespettatore indietro nel tempo. Un viaggio a ritroso in quella tv ancora libera da reality e talent show, dai tempi ben più distesi e ritmi meno incalzanti.
Ed è così che su Ra1, in una scena riciclata da “I migliori anni”, ma tutto sommato accettabile, prende il via una puntata pilota destinata, a giudicare dai disastrosi risultati d’ascolto, a rimanere tale. La Toro produzioni, già avvezza al “liberamente tratto da” altri show televisivi con ‘Attenti a quei due’, si ispira in questo caso al noto gioco del dire, fare, baciare, lettera e testamento. Un’idea neppure così malvagia ma che, così declinata, difetta di coraggio e inventiva.
Lo schema di giochi e prove risulta troppo rigido, incasellato in testi scritti che poco spazio lasciano all’improvvisazione di conduttori e concorrenti, lasciando questi ultimi tra fiumi di lacrime e zuccherose promesse d’amore eterno, con future suocere, generi e cognati, freschi di parrucchiere e con indosso l’abito delle grandi occasioni. La giuria (Stefania Sandrelli, Fiona May, Kaspar Capparoni accompagnati dai rispettivi partner), ormai immancabile in un programma televisivo che si rispetti, non sembra aiutare a dare maggior ritmo. Tutti sembrano impegnati a domandarsi ma che ci siamo venuti a fare e la sensazione è che unico obiettivo sia quello di voler portare il compitino a casa.