Mancano pochi giorni all’inizio del Grande Fratello e mentre a Cinecittà si corre per perfezionare gli ultimi dettagli di un’edizione molto più misteriosa rispetto al passato, nel resto del mondo la creatura di De Mol naviga a vele spiegate nelle sue mille varianti plasmandosi in base ai costumi e alle latitudini dei paesi che riadattano il concept originario.
Per arrivare pronti al grande evento (perché Gf è sempre Gf) torniamo a viaggiare per il mondo del Big Brother ma stavolta ci aggiungiamo un po’ più di pepe attendendo con ansia una svolta che risolva il dissidio tutto italiano tra audacia della premessa e moralismo degli effetti. Attraverso questo brevissimo viaggio nel ‘proibito’ dei palinsesti stranieri cerchiamo di estendere il nostro orizzonte di riflessione sul mondo che interseca la televisione contemporanea, non più mezzo unico ma piattaforma che non può ignorare le forme di comunicazione dei media contigui.
Nel Paese segretamente, ma mica tanto, solleticato dal piccolo scandalo della settimana relativo al sex tape di Belen Rodriguez, diffuso in rete e che ha fatto impazzire il web, è giusto guardarsi un po’ attorno per trovare la risposta ad una domanda, non nuova per carità: non sarà mica una cultura formalmente repressiva, vagamente medievale nel demonizzare il rigoglio delle foggie e della natura, a istigare un voyeurismo compensatorio? Il caso del Big Brother Norvegia può aiutarci a dipanare qualche nodo.