Mai dire Provini dei ‘Gialappi’ non fa ridere. Senza mezzi termini: quello che non funziona – anche se è quello che la tv a basso costo chiede sempre più spesso – è l’assenza di una chiave moderna che, di fronte al collage insolito del ‘prendo qua e là dal passato’, possa raccontare suscitando l’ilarità e l’identificazione dei telespettatori.
Mai dire Provini – in questa veste che, di nuovo, pare avere solo la grafica più tridimensionale, non funziona perché non è ‘di attualità’: si ritrova a prendere in giro concorrenti di Italia’s Got Talent ma meno di quanto non abbiano già fatto i tre giudici nel sabato sera, a surclassare di parole usuali concorrenti del Grande Fratello già dimenticati, in siparietti triti e ritriti, visti e rivisti. Senza che si fosse pensato, per una volta, di sperimentare un modo nuovo di raccontare attraverso linguaggi differenti, come la possibilità di proporre un montaggio differente.
La verità è che, in tempi di magra per le casse della generalista, tutto fa brodo se è a costo zero. L’errore più grande che si possa commettere è quello di pensare che legare segmenti di programmazione tra loro con la sola ambizione di ‘sfotterne i protagonisti’ possa funzionare, sempre e comunque. O pensare, altresì, che possano funzionare ancora per il semplice fatto che l’abbiano fatto da qualche altra parte, in passato, al cinema o in tv. Senza la dignità di un prodotto che appaia ‘nuovo’ e fruibile per il telespettatore che predilige la narrazione veloce, ma che parli di qualcosa.