“E’ andata avanti così per 11 settimane: non riuscivo mai a dormire ed ero costretto a svegliarmi alle 8“. No, Nicola Savino non era agitato per la conduzione del reality show della seconda rete della tv di Stato, ma proprio durante le settimane di messa in onda ha dovuto fare i conti con i lavori in atto sulla parete della sua camera da letto. A fargli fare, invece, i conti con la nona edizione dell’Isola dei Famosi, ci pensiamo noi che l’abbiamo portato su DM per un bilancio post-isolano.
E’ stata un prova importante…
Moltissimo. Ma l’ho affrontata con molta rilassatezza, visto che una chance all’Isola il telespettatore la dà sempre. Con un cast così e con le nostre astuzie era difficile non guardarla. E alla fine ce l’abbiamo fatta, nonostante tutti dicessero il contrario. La cosa che mi stupisce è che a volte ci sono delle ciambelle che riescono perfettamente col buco: è andata esattamente come volevano. La torta l’hanno fatta D’Alessandro (direttore di Rai 2, ndDM), Marano (vice DG Rai) e Magnolia; io sono un ingrediente. E sono felice e orgoglioso di aver fatto vincere loro questa scommessa.
Come si è arrivati alla scelta Savino?
Ci pensavo ancora oggi e… non lo so! Pasquale D’Alessandro non mi ha mai detto niente, in quanto non era sicuro. Me l’ha detto tra la fine di novembre e i primi di dicembre, quando ormai c’era la certezza.
Prima c’erano delle indiscrezioni…
In televisione è vero tutto e il contrario di tutto. E’ come il calciomercato, spesso si dice ‘bianco’ ma si decide ‘nero’; sono lusingato sempre delle voci che mi riguardano, ma dentro di me non ci credo. E poi la mia vita è organizzata per più del 50% su una ‘routine radiofonica’ che va avanti da 25 anni; quindi mi sposta poco il fare un programma televisivo.
Ma professionalmente cambia tanto, invece…
Cambia tantissimo, si cresce, si fanno nuove esperienze. Ma non lo vivo con l’ansia di arrivare a fine mese.
Come sei entrato e come sei uscito dall’Isola dei Famosi?
Sono entrato tenendo un basso profilo, in punta di piedi. Nella puntata finale, invece, ero più vicino a ciò che sono realmente. Quando prima ti parlavo di ‘arguzie nostre’ c’era anche questa. Essere un po’ più ironici, non entrare tanto nelle discussioni…
Non pensi che l’ironia ammazzi quelle ‘dinamiche da reality’ che appassionano il pubblico?
E’ tutto un gioco di pesi diversi e di diversi linguaggi. Fai un po’ di ironia, poi riesci a ritornare serio, anche semplicemente con dei cambi di tono, e risulti più liturgico. L’importante è non buttare in vacca quei momenti lì.