Interviste



14
maggio

GIANCARLO MAGALLI A DM: MI GIOCO LA NONNA, PROGRAMMA SENZA VIP, SENZA GIURIA, SENZA UN CXXXO DI QUELLO CHE C’E’ IN TUTTI I PROGRAMMI. SPERO CHE LA GENTE SI SORPRENDA!

Giancarlo Magalli - Mi gioco la Nonna

E’ pronto a riappropriarsi della prima serata di Rai 1 dopo un’assenza di oltre due lustri. Giancarlo Magalli, ironico presentatore della celebre Piazza di Michele Guardì, si gioca la nonna sull’ammiraglia della Tv pubblica. Questo venerdi, infatti, dopo la fortunata esperienza di Tale e Quale Show, Rai 1 vedrà Magalli, accompagnato da Debora Salvalaggio e Elisa Silvestrin, cimentarsi in un game show in prima serata: Mi Gioco la Nonna, formato tedesco ma adattamento tutto italiano che il conduttore racconta a DM, senza omettere alcuni interessanti ‘dietro le quinte’ sulla nostra televisione.

Ultimamente, Giancarlo Magalli contro tutti…

In parte sono stato frainteso perchè alcune cose non le ho proprio dette.

Ad esempio?

Non ho mai detto che Max Giusti non va bene nell’access prime time. Avevo detto che dopo l’andata via di Bonolis, Affari Tuoi si era ripreso con l’arrivo di Insinna prima e Giusti poi. Quindi, esattamente il contrario. Di Del Noce ho detto quello che dico sempre e cioè che quando è arrivato ha esercitato il suo diritto di non farmi lavorare. Però i miei programmi, che con me andavano bene, affidati ad altri sono stati chiusi uno dopo una puntata, l’altro dopo due.

Quali?

Fantastica Italiana e i Cervelloni. Il primo fu dato a Lopez e venne chiuso dopo una puntata; il secondo fu dato a Simona Ventura con un altro titolo (Colpo di Genio, ndDM) e dopo due puntate fu chiuso anche quello. Forse era meglio se continuava a farli fare a me. Mi sono sempre limitato a dire questo. Che poi a Del Noce riconosco anche di aver fatto delle scelte positive, come la rivalutazione della Clerici che all’epoca era bistrattata e tenuta un po’ in seconda fila. Ricordo, ad esempio, un programma delizioso, Campioni per Sempre, andato in onda nel 2000 nel quale la volli vicino perchè ne sapeva di sport. E ricordo anche che poco prima di andare in onda la chiamarono per dirle che le avrebbero tolto un programma al quale teneva molto. Insomma, la trattavano così. Del Noce ha avuto anche la benemerenza di insistere su Giletti che si è portato da Rai 2 a Rai 1 sino ad arrivare all’Arena che è diventato un bel programma, che lui fa benissimo. Quindi non è che Del Noce abbia sbagliato tutto ma le prime scelte che fece, appena approdato a Rai 1, di far fuori me, Baudo, Frizzi e la Carrà non è che siano state premiate. Baudo l’ha dovuto riprendere per fare Sanremo che era andato malissimo senza di lui; Frizzi l’ha dovuto riprendere e gli ha fatto fare ‘I Soliti Ignoti’ e con la Carrà ci sono state delle trattative che non hanno dato risultati. A me, su spinta di altri, mi furono date quelle 5 miserabili puntate di Mister: un programma senza lancio, senza una riga sui giornali, senza preavviso e la gente si ritrovò nell’access qualcosa di difficile da capire che si scontrò con il debutto di Ficarra e Picone a Striscia la notizia. Loro fecero il 29%, ma io feci il 24%, un risultato ricordato come una disfatta ma oggi pagherebbero oro per fare quei risultati.

Frizzi, Carrà, Baudo e te. Con l’esclusione di Frizzi, siete di personaggi difficili con i quali trattare…

Fabrizio è anche troppo accondiscendente. E’ tornato e si è messo a disposizione; ha fatto bene I Soliti Ignoti e per la sua generosità gliel’hanno spremuto come un limone. E’ aziendalista, generoso, anche se a volte è meglio essere un po’ più duri. Baudo lo capisco perchè a volte faccio degli errori che richiamano i suoi; Pippo è la televisione, è lì da 50 anni, ha fatto tutto, ha visto tutto, sa tutto… certe volte le trattative con gente appena arrivata nei posti di comando, che sa meno di lui ma che a volte ha una certa arroganza, lo infastidiscono. E quindi risponde, si fa dei nemici. E’ una cosa che in piccolo riesco a fare anche io (sorride, ndDM).

In piccolo? La tua è un’ironia che sa far male…




12
maggio

DEBORA SALVALAGGIO A DM: “PREFERISCO APPARIRE IN TV SOLO QUANDO C’E’ UNA PROPOSTA SERIA. MI PIACEREBBE FARE ‘PALESTRA’ SUL DIGITALE”

Debora Salvalaggio

Nonna Maria l’ha vista crescere, oggi segue la sua carriera, le dà consigli e fortunatamente non preme sulla sua vita sentimentale. Debora Salvalaggio parte dal rapporto con sua nonna per presentare il nuovo programma di Rai1, condotto da Giancarlo Magalli, che vede al centro dello show questa figura cardine della famiglia. In Mi gioco la nonna all’affascinante showgirl di Latina toccherà il ruolo di inviata a casa delle famiglie italiane concorrenti.

Partiamo subito dal titolo. C’è la crisi che avanza, la febbre che gioco che dilaga e il Governo che tassa…gli italiani si sono davvero ridotti a giocarsi la “nonna” in tv?

Ma no per carità! Il titolo è solo ironico, e se vuoi provocatorio. In realtà nel programma la “nonna” avrà la funzione di jolly. In alcune sfide infatti, quando le famiglie si troveranno in difficoltà, potranno utilizzare la “nonna” come vantaggio per la gara. Nessuna intenzione di scaricare le proprie nonne anzi, dobbiamo tenercele strette. Sono delle figure fondamentali per l’Italia di oggi. I  nonni  sono quelli che danno consigli, che accudiscono i nipoti quando i genitori lavorano, che danno la paghetta.


11
maggio

LUISA BALDINI (BBC) A DM: IN ITALIA PIU’ LIBERTA’ DI AZIONE PER LA STAMPA. TELEGIORNALI RAFFAZZONATI

Luisa Baldini - BBC

Luisa Baldini è una giornalista, reporter e presentatrice anglo-italiana, attualmente in forza alla BBC. Luisa, madre inglese e padre italiano, è nata e cresciuta in Africa, ma dall’età di 10 anni ha frequentato le scuole in Inghilterra, dove ha poi proseguito i suoi studi universitari. Ha iniziato la sua carriera giornalistica nel 1997. Arriva su DM per un confronto tra l’informazione inglese e quella italiana.

Luisa, quando e come hai iniziato la tua carriera come giornalista radio-televisiva?

Al terzo anno di università, mi venne l’idea di diventare giornalista, viaggiare ed ‘usare’ le lingue.  Iniziai così a scrivere per il giornale universitario, attività che, pur piacendomi, non mi soddisfava completamente. Poi qualcuno mi suggerì di provare la stazione radio dell’Università e, dopo aver letto il primo bollettino “live”, mi appassionai così tanto che riuscii ad ottenere un’esperienza di lavoro presso di loro. Mi iscrissi poi ad un corso post-laurea di giornalismo radio-televisivo e, dopo aver completato gli studi, iniziai a lavorare come reporter per una radio locale.

La BBC ti ha inviata in Italia in diverse occasioni: all’Aquila in occasione del terremoto, a Perugia per il processo Knox/Sollecito e all’Isola del Giglio per la tragedia della Costa Concordia. In quale situazione hai trovato più difficoltà, e perchè?

Lavorare all’Aquila dopo il terremoto è stato fisicamente e mentalmente molto difficile. Eravamo in una zona disastrata  senza alcun accesso a beni di prima necessità, non potevamo comprare acqua o cibo e non riuscivamo a riposare perchè le scosse di assestamento ci facevano saltare dal letto a qualsiasi ora. Trasmettere dalle rovine dell’Aquila era molto pericoloso, ogni volta che c’era una scossa pensavo che le case mi sarebbero cadute addosso. L’istinto mi diceva di andarmene ma sapevo che avevo un lavoro da portare a termine: raccontare l’esperienza dei terremotati per far capire al mondo cosa stavano passando.

Il processo di Perugia?

Psicologicamente molto duro. Sapevamo che il verdetto non sarebbe stato scontato ed eravamo tutti molto preoccupati. Quando lavori per un’azienda come la BBC non puoi fare nessun errore! Ricordo di essermi svegliata la mattina del verdetto pensando che quello sarebbe stato il giorno in cui la mia carriera avrebbe potuto fallire o proseguire con successo. Fortunatamente è andata bene!

Come giornalista televisiva, quali credi siano le differenze tra lavorare in Gran Bretagna e in Italia?

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11
maggio

DONATELLA BIANCHI A DM: “MI PIACEREBBE ESTENDERE LINEABLU SUI CANALI DIGITALI RAI”

Donatella Bianchi

Una nave, La Signora del Vento, per la “Signora del Mare”. Donatella Bianchi ha scelto un suggestivo veliero per presentare la nuova edizione di Lineablu e, durante una minicrociera partita da Civitavecchia, ha svelato le novità del programma di Rai1 dedicato al mare da amare e arrivato ormai alla sua diciannovesima edizione. Capitana della nave dal 1994 quando venne chiamata ad affiancare Puccio Corona, la Bianchi negli anni ha saputo diventare il simbolo del programma, navigando in lungo e in largo gli 8000 chilometri della penisola italiana bagnati dal mare. Dopo 524 puntate, 350 località visitate e 150 specie di pesci incontrate, il viaggio di Lineablu riparte sabato 9 giugno alle 14 su Rai1.

19 edizioni sono tante. Cosa rende a tuo avviso così longevo un programma come Lineablu?

Secondo me Lineablu piace perché noi siamo stati i primi in Italia ad aver avuto il coraggio di parlare di mare, di raccontarlo in tutte le sue sfaccettature. Ormai Lineablu è un appuntamento fisso, il pubblico attende la bella stagione per poter viaggiare insieme a noi. Inoltre voglio sottolineare che si tratta di una trasmissione interamente realizzata con risorse interne della Rai. Il nostro è un format che appartiene all’azienda e che è autoprodotto e questo, in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, per me è motivo di vanto.

Fra l’altro il vostro è un programma che, grazie alle convenzioni, costa pochissimo…

Ci tengo a sottolineare che Lineablu in pratica è a costo zero. Ci avvaliamo infatti della collaborazione del Ministero delle Politiche Agricole-Direzione Generale della Pesca, riuscendo in questo modo a portare ulteriori risorse in azienda.

Cosa dovremo aspettarci in questa nuova serie?

Saranno 28 puntate in cui esploreremo tante località minori che finora hanno avuto poca visibilità. Ci sarà ampio spazio per un viaggio nel Mediterraneo mentre nella prima puntata andremo in Sardegna e partiremo da Carloforte, l’unico centro abitato dell’Isola di San Pietro, nota per la pesca e la lavorazione del tonno.

Oltre al turismo ci sarà spazio anche per l’attualità?


8
maggio

MICHELE MIRABELLA A DM: CON ELISIR FACCIAMO INFORMAZIONE DI BUON GUSTO. I REALITY? RIDICOLI, DEPRIMONO LA TV

Michele Mirabella

Un nome, una garanzia. Michele Mirabella è uno dei personaggi televisivi più apprezzati dal grande pubblico, soprattutto per il garbo e la serietà che ne contraddistinguono lo stile di conduzione. Nella sua lunga carriera è stato regista, professore universitario, attore, ma i più lo ricordano come divulgatore capace di affrontare in tv i temi della medicina con un linguaggio accessibile a tutti. Da domenica prossima, 13 maggio, e per tutta l’estate, lo troveremo in access prime time su Rai3 alla guida di Pronto Elisir, la trasmissione su salute e benessere che aprirà un filo diretto tra telespettatori e medici specialisti.

Elisir va in onda ormai da 16 anni. Come è riuscito il format a durare così a lungo?

Perché è una realtà del servizio pubblico e c’è una specie di fisiologia: anche i telegiornali durano da quando c’è la televisione. Ci sono dei programmi e delle idee che ormai diventano un tutt’uno con il mezzo che le esprime. E il nostro motivo di orgoglio è che abbiamo interpretato il sentire diffuso del pubblico, che dalla televisione vuole informazione, semplicità divulgativa e doverosa documentazione.

I telespettatori sono ancora interessati alla divulgazione scientifica?

Sempre di più, credo. Perché l’educazione del pubblico è un aspetto importante. C’è un certo genere di trasmissioni che creano un gusto: il problema è creare un buon gusto e non permettere ai cattivi mercanti di entrare nel tempio. Con il nostro programma abbiamo intercettato un bisogno dei telespettatori, che abbiamo educato ad un gusto e trasformato in interlocutori. Quando tu fai il Grande Fratello per forza commetti un’azione deprimente sul gusto e diseduchi i tuoi interlocutori, che diventano così una semplice clientela.

Quindi continuerete a parlare di molecole, patologie e interventi chirurgici in prima serata…

Detto così sembra un trucco, una furberia. Ma non è proprio così: noi parliamo di salute, di benessere, di un corretto rapporto scientifico tra la società e la malattia. Poi, nel racconto di tutto questo, ci imbattiamo anche nell’intervento chirurgico, nell’analisi, nelle diagnosi, nelle indagini molecolari, nei farmaci… Ma non c’è per niente il gusto sadomaso di andare a vedere cosa succede in sala operatoria, perché noi ce ne siamo sempre tenuti lontani.

Come è cambiato il programma nell’epoca della concorrenza tra digitale e satellite, con il conseguente aumento dell’offerta?





8
maggio

BELEN RODRIGUEZ: A SANREMO SOLO COME PRESENTATRICE. E DA SOLA

Belen Rodriguez sul palco dell'Ariston

Chiacchierata, fischiata e insultata. Non è un bel periodo per Belen Rodriguez, compreso lo spavento dell’incidente in moto con il ballerino di Amici, Stefano De Martino. E se al Festival di Sanremo ha mostrato qualche centimetro di troppo della sua pelle, ora è “costretta” a nasconderli tra punti di sutura e lividi, segni che smentiscono almeno le voci che fosse tutto inventato per farsi pubblicità:

“Se ne andassero a quel paese – dichiara in un’intervista a Il Giornale – Ho trovato di cattivo gusto anche le fotografie [...] Stefano ha preso la moto e, per non superare, si è messo in coda. Il furgoncino davanti ha inchiodato, forse perchè il guidatore era distratto. E patapumfete, siamo caduti”.

E torna, inevitabilmente, a parlare della sua nuova vita sentimentale, confermando ancora una volta che l’amore per Fabrizio Corona era già finito, così come quello di Stefano per Emma (a tal proposito, è sicura che la canzone “Bella senz’anima” cantata dalla salentina fosse dedicata a lui). Una storia che l’ha fortemente penalizzata ad Amici, dove oltre ai fischi si è beccata anche gli insulti di un gruppo di persone fuori dagli studi:

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3
maggio

LUCA CAPUANO A DM: “HO SEMPRE CREDUTO NEL SUCCESSO DE LE TRE ROSE DI EVA MA TEMEVO ERRORI DI COLLOCAZIONE”

Luca Capuano

Le telespettatrici di Canale 5 hanno imparato a conoscerlo nel ruolo di Adriano Riva, eroe romantico di Centovetrine dal passato oscuro. Ma ora Luca Capuano ha voltato pagina: archiviato il capitolo soap, è giunto il momento di intraprendere nuove sfide professionali, a cominciare da Le Tre Rose di Eva, fortunata fiction Mediaset nella quale l’attore dà il volto ad Edoardo Monforte. Un personaggio controverso, quest’ultimo, con il quale Luca, napoletano dal “sangue caliente”, ammette di avere più di un punto in comune.

Soddisfatto del riscontro de Le Tre Rose di Eva?

Molto, d’altronde ho sempre creduto in questo progetto. Devo ammettere, però, che temevo la programmazione perché è facile incappare in errori con tutta l’offerta che c’è oggi in tv. Questa è una storia particolare e rischiava di non farsi apprezzare da subito.

Come ti sei trovato ad interpretare un cattivo?

Edoardo, il mio personaggio, non è il classico cattivo che rientra in determinati stereotipi. E’ il sangue caldo della famiglia, l’impulsivo, più che cattivo direi menefreghista. Lo definisco esplosivo perché sorprenderà di continuo. Man mano si scoprirà, poi, che dietro questi suoi comportamenti ci sono delle motivazioni tali da giustificarlo.

Quanto ti senti vicino a lui e quanto distante?

In questo suo “dualismo” mi sento vicino. Nonostante io sia una persona razionale, ho dei momenti di impulsività: le mie origini napoletane fanno sì che sia un “sangue caldo” anch’io. Nella fiction, per ovvie ragioni, si aggiungono delle reazioni estreme che io non ho. Edoardo avrà altresì un momento di redenzione grazie all’amore, ma durerà poco.  Consiglio ai telespettatori di tenerlo d’occhio perché cambierà il destino degli eventi della serie.

Il debutto a Le Tre Rose di Eva ha coinciso con l’addio a Centovetrine. Come mai hai deciso di abbandonare la soap?

Dovevo restare tre anni, la buona risposta del pubblico nei confronti del personaggio ha fatto sì che io rimanessi un altro anno prima di lasciare definitivamente. Ogni cosa ha un suo percorso e il mio a Centovetrine era giunto al termine. Adriano aveva fatto veramente tutto. Cosa volevi fargli fare di più?

Sulla tua decisione ha inciso la possibile chiusura della soap?

No, anche perchè ho girato le ultime scene a luglio dell’anno scorso, prima che circolassero le voci sulla chiusura.


28
aprile

PINO STRABIOLI A DM: “SONO CONTENTO DI TENERMI LONTANO DALLA TELEVISIONE BECERA. NON MI PIACE IL GF PERCHE NON SI PUO’ ENTRARE NELLE CASE TOCCANDOSI I COGLIONI E RUTTANDO”

Pino Strabioli

A DM ammette che alcune scelte del direttore di Rai3, Antonio di Bella, l’hanno penalizzato salvo poi scegliere di non fare polemica preferendo piuttosto concentrarsi sulla sua ultima fatica televisiva. Pino Strabioli da oggi alle 15 su La7d, infatti, debutta, al fianco di Filippa Lagerback (clicca qui per leggere la sua intervista), in That’s Italia, nuovo show itinerante che ha l’ambizioso obiettivo di capire meglio gli italiani. Un programma che si sposa perfettamente con l’idea di intrattenimento del conduttore e attore, sostenitore di una tv educata che sappia coniugare leggerezza e divulgazione.

Cosa puoi dirci di That’s Italia?

L’idea alla base del programma è quella di una contrapposizione di tesi: tra il mio punto di vista da italiano e quello di Filippa, straniera che vive in Italia. Nella prima puntata, ad esempio, io sostengo che gli italiani sono pessimisti o dovrebbero esserlo vista la situazione mentre per lei gli italiani ridono sempre e sono ottimisti. Via via nel corso delle 12 puntate andremo a fare un giro per l’Italia, dunque, con l’obiettivo di fotografare il Paese da un punto di vista.

E tu come fotograferesti la situazione italiana?

Oggettivamente non c’è da essere ottimisti. E’ anche vero che non si può vivere sempre da pessimisti e dovremmo far fruttare in positivo i nostri luoghi comuni: il sole, la solarità, la cucina, l’arte di arrangiarsi.

Alla luce di queste peculiarità cos’è che abbiamo sbagliato allora?

Abbiamo sbagliato in un sacco di cose: a votare, a rimandare a domani sempre, a sognare di diventare tutti ricchi e famosi non tenendo i piedi per terra. Siamo ridotti molto male. Abbiamo, poi, sbagliato a pensare che si risolveva tutto, mentre qualcuno ci ha detto che abbiamo due telefonini, le donne, lo yacht…

E il Governo tecnico o in generale il tecnicismo applicato alla vita servono?

Il tecnicismo io lo applico poco; sono il primo a sbagliare: parlo bene ma razzolo male. Questo governo comunque mi mette ottimismo, lo vedo come una possibilità e non mi sembra ci siano alternative.