Quando dai piani alti di Cologno Monzese era giunta l’eco di una possibile nuova produzione incentrata sulla chirurgia plastica, non poche erano state le opinioni positive, oltre alla rituale miriade di critiche. La serata di fuoco del martedì sera ha invece premiato (come prevedibile, del resto) lo sbarco in Honduras di Alba Parietti, colei che forse incarna in assoluto le potenzialità del bisturi. I promo di Plastik – Ultrabellezza lasciavano percepire il risultato finale: l’inno degli Aqua, Barbie Girl, si addice incredibilmente allo spirito del programma. Immagination, life is your creation, recita il ritornello della hit anni ’90. Deliri d’onnipotenza e poca concretezza, soprattutto nei servizi realizzati nel nostro Paese. Al di là dei criticabili contenuti provenienti dall’estero, l’anello debole di questo docu-reality è fondamentalmente la compagine dei quattro specialisti italiani.
I chirurghi coinvolti, pur con un possente carico di blasoni alle spalle, sembrano preoccupati più di videogenia che di risultati e follow-up. L’impostazione dei casi ricorda quella già vista in Diario di un Chirurgo (Real Time), ma il risultato è di tutt’altra pasta. Questa volta prevalgono personalismi e banalità rispetto agli aspetti tecnici. Soprattutto considerando la totale assenza di supporto psicologico ai pazienti e la rappresentazione semplicistica che vede concretizzarsi il risultato finale.
Tra la mediocrità dilagante sembra invece emergere la spensierata conduzione di Elena Santarelli. La bionda pare essere entrata perfettamente nel ruolo della padrona di casa in pvc. I duetti in studio con Marco Klinger premiano infatti la simpatia della conduttrice di Latina (intenzionalmente un po’ svampita), più che la credibilità del Professore.