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Fuochi d’Artificio sì, ma un po’ spenti

Stefania Stefanelli

di Stefania Stefanelli

16/04/2025 - 17:58

Fuochi d’Artificio sì, ma un po’ spenti

© US Rai

3 /5

Prendere un libro per ragazzi e farne una serie da prime time di Rai 1 è stato un rischio. E infatti la prima puntata di Fuochi d’Artificio, che ieri nel complesso ha registrato uno share del 17%, ha perso circa un milione di spettatori tra il primo e il secondo episodio, segno che in tanti a un certo punto hanno mollato. E c’è da capirli.

La bellezza del racconto, la sua originalità e quell’atmosfera quasi onirica dei monti, che si scontra con la brutalità della guerra e soprattutto della paura, non è bastata. Il ritmo è stato troppo lento e il fatto che i protagonisti fossero tutti ragazzini – dunque poco noti – non ha aiutato a mantenere viva l’attenzione.

Fuochi d’Artificio è una serie lenta e quasi onirica, benché originale

La storia è originale e, quasi richiamando alla mente La vita è bella di Roberto Benigni, mischia ingenuità e orrore, riuscendo ad affrontare temi seri e delicati con una forzata leggerezza. Restituendo un clima semi fiabesco che, dato il contesto, spiazza ma non lascia il segno.

A dispetto del linguaggio del romanzo di Andrea Bouchard, che nella lettura si rivela piuttosto pratico e moderno, la serie ha quell’allure d’altri tempi che la fa apparire datata, nonostante parli di infanzia e adolescenza. In ogni caso, ben si inserisce in quel filone di prodotti creati apposta per celebrare momenti topici della storia nostrana.

Speriamo che nelle due puntate rimaste si assista ad un incremento della tensione narrativa, che renderebbe il tutto un po’ avvincente. Altrimenti il rischio crollo è dietro l’angolo.

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