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Dexter: il peccato originale è non offrire nulla di nuovo
di Stefania Stefanelli
27/12/2024 - 12:19
© US Paramount+ / Myrna Suarez
3 /5
Parliamoci chiaro: i prequel e i sequel hanno senso solo quando aggiungono qualcosa al prodotto originale, altrimenti servono solo a sfruttare al massimo un successo, o meglio a spremerlo inutilmente come un limone. Devono rispondere a una domanda ben precisa e quello che il pubblico voleva sapere da Dexter: Original Sin era come il protagonista fosse diventato quello che era diventato. Ebbene, nei primi due episodi questa risposta non c’è.
Paradossalmente, l’origine del male oscuro che si è annidato nella mente di Dexter, rendendolo un giustiziere serial killer, viene spiegato di più nella serie madre, per esempio quando all’inizio lo si vede bambino e si assiste ai suoi dialoghi con il padre adottovo, al quale spiega il suo malessere.
Nel prequel di Paramount+ lo si ritrova già alla fine dell’adolescenza, pronto a diventare adulto e commettere il primo omicidio di una lunga lista.
Dexter: Original Sin è un prequel ben fatto ma per il momento poco esplicativo
Quell’omicidio gli dà la sicurezza in se stesso che prima non aveva, e che lo costringeva a vivere ai margini del mondo, nascondendosi il più possibile. Iniziando uno stage di medicina legale presso il Dipartimento di Polizia di Miami, il giovane Dexter trova la propria strada e si avvia a diventare in breve tempo quello che tutti già conosciamo.
La serie offre dunque poco di nuovo, almeno per il momento. Ciò non toglie che sia fatta bene, appassionante e ben interpretata da un ottimo cast, e che si senta forte il legame con l’originale. Anche perchè la voce narrante resta quella di colui che ha da sempre incarnato il personaggio, Michael C. Hall.
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