Se ci fermassimo agli ascolti nudi e crudi, Publispei si può dichiarare certamente soddisfatta, ma solo a metà. Sono lontani i tempi degli share bulgari di qualche stagione fa. Certo, il continuo cambio di palinsesto non ha aiutato, così come non è d’aiuto il calo di tutte le reti generaliste dovuto alla frammentazione dell’offerta, ma è comunque evidente che ad Un medico in famiglia 9 qualcosa non funzioni. Difficile dire se gli spettatori si siano realmente stufati della famiglia Martini, mentre è molto più probabile che gli errori compiuti dalla produzione abbiano influito sul successo della serie.
Il problema alla base della lunga serialità italiana, a differenza di quella anglo-americana, è che non c’è mai un progetto a lungo termine. Così gli sceneggiatori si ritrovano puntualmente a dover correre contro il tempo, per non bruciare il prodotto nel caso andasse bene, mentre i protagonisti – sentito l’odore del successo – non vedono l’ora di fare i bagagli per svignarsela da qualche altra parte, per poi tornare – spesso – come pecorelle smarrite. Succede talmente tanto, così velocemente e spesso senza logica, che gli spettatori non possono non rimanere spiazzati, nonostante Publispei e Rai fossero già incappati nello stesso errore nella quinta stagione, quella degli indiani.
Lele Martini e compagna si sono dati alla fuga d’amore in Francia, mentre Annuccia – il cui personaggio aveva finalmente ingranato nell’ottava stagione – è scappata a Londra, e la storyline, che aveva infuocato il pubblico – con protagonisti Maria e Marco si è totalmente affievolita, con gli attori che ogni tanto fuggono dal nido familiare per completare il trasferimento definitivo a Torino. Per carità, tutto è lecito, anche sostituire buona parte del cast, ma non dal giorno alla notte, e non in modo così traumatico.
Perché il successo di una serie così corale si basa sulla fiducia che i protagonisti acquisiscono nel tempo, ed è inevitabile che gli spettatori siano rimasti delusi nel non ritrovare più i loro beniamini. E’ vero che, a volte, non c’è più nulla da dire, ma è altrettanto vero che il “passaggio di consegne” – se proprio doveva esserci – si poteva gestire decisamente meglio già dalla precedente stagione, consentendo al pubblico di iniziare ad affezionarsi ai “nuovi” Martini di casa. La storyline di Lorenzo e il quadrato con Sara, Stefano e Veronica – che alla fine è alla base di questa stagione – è comunque appassionante, così come lo è quella dei piccoli di casa, peccato solo per la gestione pessima e gli imperdonabili vuoti di sceneggiatura, che rendono le vicende della famiglia di Poggiofiorito ancora più surreali di quanto già non siano, minandone la credibilità.
Anche la scelta di abbandonare, in buona parte, la linea comica pare essere stata più una mazzata sui piedi che una “grande idea” (per dar maggiore peso al drama, che rimane piuttosto pesante però), anche perché la presenza fantasma di Ave – che nel mentre ha perso compagno, sartoria e pasticceria senza che nessuno ne sapesse nulla – non riesce a sopperire alla mancanza di Melina e alle gag con Nonno Libero e Nonna Enrica che, va detto, rimangono comunque insuperabili nel ruolo di nonni rompiscatole e tuttofare.
Il fatto comunque che da parte di Publispei ci sia l’intenzione di confermare l’attuale cast, o quantomeno gran parte di esso, per la decima stagione non può che sollevarci, a dimostrazione che il pubblico va abituato (anche se, appunto, andava ponderata prima una scelta del genere). E visto che l’inizio delle riprese sembrerebbe slittato al prossimo anno, la speranza è che gli sceneggiatori abbiano la possibilità di mettere tranquillamente mano alla fantasia per restituire al pubblico una storia meno assurda e più realistica. Se, poi, ci fosse un ripensamento anche su alcune decisioni artistiche assolutamente non condivisibili (a partire dall’addio degli attori storici), forse, la serie potrebbe anche tornare al successo di un tempo.
P.s: Nei titoli di testa è rimasto il nome di Carlo Bixio a capo della produzione della serie. Questo è, forse, il miglior omaggio che Rai e Publispei potessero fare al famoso produttore. La cui mancanza si sente parecchio.
1. Matteo G. ha scritto:
15 maggio 2014 alle 17:57