Di buona compagnia, senza infamia e senza lode. Perché guai a sperimentare, anche solo in un misero segmento del programma! Perché sperimentare proprio a Paperissima, vi chiederete? Perché, al di là del fatto che sia un merito o un danno per chi legge, è un programma inventato in Italia che non può, anzi non dovrebbe, non tener conto dei costumi dell’italico popolo.
I costumi, sì. Non quelli usati per mettere in scena Buffalo Bill e le sceneggiate western. Che, tutto sommato, non sono il peggio della tv se riescono a far uscire dai panni tradizionali anche uno che in tv, probabilmente, ci va spesso (e solo) per promuovere i film in uscita, in cambio di un’ospitata-manichino. Gli ospiti? Si integrano bene e regalano al telespettatore momenti nuovi, mostrano vesti diverse, copioni differenti. Anche se, ahinoi, sempre di copioni si tratta.
Cos’è Paperissima? E’ questo che ti chiedi mentre lo guardi. A chi appartiene, di che genere è? Puoi solo risponderti che ti fa compagnia, che ogni tanto ti rifila una risata sotto i baffi. Più che altro è perché, di ridere, te lo ricordi se molte scene le hai già viste: gag dei film, papere dei calciatori, sfottò agli animali. E, in questo punto, la differenza col trito e ritrito del Paperissima sprint, dov’è?
Funzionerebbe in pieno se solo, accanto alla spensieratezza, si cominciasse a costruire con criticità e semplificazione allo stesso tempo, un messaggio: oltre la leggerezza, verso la satira e la caricatura. Offre così tanto la realtà, per cui prendere spunto è un attimo!
1. Dasmix ha scritto:
6 aprile 2013 alle 03:43