Sulla bocca di tutti per la dichiarazione sulla presenza di calciatori gay nella Nazionale italiana di calcio impegnata agli Europei 2012, Alessandro Cecchi Paone spiega sulle pagine di DM come reputa l’intervento, e poi le scuse, di Antonio Cassano. Non mancheranno delle previsioni sui prossimi anni delle tv generaliste, alle quali- in primis alla Rai- propone una rappresentazione un po’ diversa della persona omosessuale.
Che effetto fa aver suscitato tutta questa eco mediatica dopo aver parlato della presenza di gay in Nazionale?
Sono abituato a tutto ciò che è mediatico per motivi di lavoro. Non me l’aspettavo in questo momento e per questa dichiarazione. Mi sono limitato a scrivere il libro “Il campione innamorato: giochi proibiti nello sport”, in cui raccontavo la storia dello sport attraverso le storie d’amore dei grandi protagonisti di tutti i tempi, di tutte le discipline, di tutte le tendenze sessuali. Che poi improvvisamente Cassano se ne uscisse così in conferenza stampa non me l’aspettavo proprio.
Ti hanno contattato da tutto il mondo…Qual è la domanda più ricorrente?
Sono abbastanza stupiti perché in nessun paese un giocatore della Nazionale di fronte alla stampa internazionale si permetterebbe di esprimersi così. Sono paesi che da tanti anni hanno una legge contro l’omofobia e sulle coppie di fatto, e in generale sono più abituati al rispetto delle minoranze. Mi chiedono se mai usciranno i nomi di questi calciatori gay.
E tu non li farai mai…
Per rispetto alla sensibilità delle persone e poi perché la legge lo vieta. Spetta al diretto interessato esprimersi, se vuole.
Intanto, sei riuscito a far parlare di omosessualità nelle trasmissioni sportive…
E’ servito a far capire che il calcio è un ambiente come un altro, e come in tutti i mondi ci sono le persone omosessuali che devono essere protette, rispettate e valorizzate come tutte le altre.
Sarebbe stato giusto allontanare Cassano?
Assolutamente no. Gli va solamente spiegato che teme qualcosa solo per una cattiva educazione ricevuta. Una volta che gli si dice che non siamo verdi con i pois viola e che non abbiamo le antenne, secondo me si rende conto della gravità della cosa.
Cosa hai ritenuto più grave?
Non tanto il termine utilizzato che può essere anche non offensivo. Più grave è che ha detto riferito ai gay “sarebbe meglio che non ci fossero”. Gli ho spiegato che, così dicendo, ha detto che sarebbe meglio non avere in squadra dei compagni che lo aiutano a far vincere la Nazionale, solo perché omosessuali. E’ una stupidaggine, più che una cosa sbagliata.
Credi alle scuse?
Chiaro che sono state imposte dalla Federazione. E’ stata la conclusione istituzionale di un brutto guaio in cui si era cacciato per ignoranza. Uso questo termine come mancanza di conoscenza. L’ho invitato a pranzo per dimostrargli che non ha nulla da temere. Omosessuali attorno ne ha sempre avuti e sempre ne avrà. Non gli hanno mai fatto niente.
Che ne pensi dei sondaggi per scovare il gay azzurro?
E’ un approccio giocoso che va anche bene. Bisogna sdrammatizzare, tutto questo parlare nasce dalla tipica morbosità rispetto ad una cosa vietata. Dato che invece siamo dinanzi a qualcosa di normale e naturale se ci si gioca tutto va per il meglio.
Ti piacerebbe condurre un programma specifico per dare una rappresentazione più naturale dell’omosessualità?
Un programma apposito, no. Sarebbe meglio che in tutti i programmi si tenesse conto che la vita è bella perché varia, in tutti gli aspetti. Anche dal punto di vista sessuale. Io l’ho sempre fatto e continuo a farlo e non c’è bisogno di fare una trasmissione gay per gay. Sarebbe riduttivo. Ognuno è libero nella diversità.
Come giudichi la rappresentazione dell’omosessuale nella televisione italiana?
Credo che non li rappresenti per niente. Si limita a portare avanti situazioni di tipo macchiettistico, ridicole, che non raccontano la realtà così com’è. Per fortuna ci sono televisioni, il gruppo Mediaset più di ogni altro, nei cui contenitori dà un’informazione molto equilibrata.
E nei reality?
Nonostante la mia avversione, credo che la presenza nel gioco di persone omosessuali o transessuali sia stata importante, perché non è stata sempre ridicolizzante e ridicolizzata come succede regolarmente in alcuni programmi della Rai, che si salva casomai solo per alcune fiction, come quelle con Lino Banfi o Lando Buzzanca.
Progetti televisivi per il futuro?
I soliti. A settembre esco con una nuova serie di documentari sui dinosauri, in questo caso su alcune specie marine. Da alcuni anni a questa parte però riesco a lavorare solo con produttori stranieri. Gli italiani, né privati né pubblici, sono interessati a questo tipo di produzione televisiva. Li sto preparando con la Universal Studios.
A proposito, come giudichi i programmi scientifici recentemente nati sulla tv generalista?
Li vedo male, non sono programmi scientifici ma al massimo parascientifici, sensazionalistici, condotti da personaggi, anche simpatici come nel caso della “Iena” di Italia 1 (Niccolò Torielli, ndr), o belle come la Riccobono. Autori e contenuti però non dicono nulla rispetto alla realtà della scienza e alla tecnologia che stanno cambiando la nostra vita. Sono più che altro trasmissioni che devono destare emozioni sensazionali ma che non danno una vera informazione.
Allargandoci alla televisione generalista in generale, quale credi possa essere il suo futuro?
Difficile fare previsioni, considerate le tante anomalie del nostro Paese. Se la generalista continua però sulla strada che ha preso da qualche anno, prima muore e meglio è. Mi augurerei un’inversione tendenza e che soprattutto la televisione pubblica riassumesse la sua funzione di servizio, oppure la smettesse di chiederci il canone.
1. WHITE-difensore-di-vieniviaconme ha scritto:
19 giugno 2012 alle 12:13