8
marzo

OMICIDIO ROSI: I PERICOLI DEL DIBATTITO TELEVISIVO SU UNA VIOLENZA COSI’ ESTREMA

Omicidio Luca Rosi

Storia terribile, nessun alibi per comprendere le dinamiche efferate, comprensibile rabbia e paura. L’omicidio di Luca Rosi durante una tragica rapina in villa nel perugino lascia sgomenti. Quando nell’atmosfera aleggiano crimini innominabili quali i tentativi di stupro e pericoli così forti per la libertà personale degli individui minacciati nella propria serenità domestica ogni parola sembra persino superflua per esprimere l’intima perplessità sulle ragioni di questa deriva di criminalità.

Il dovere di cronaca, sacrosanto, ha raggiunto a qualche giorno di distanza i parenti della vittima, visibilmente e comprensibilmente scossi e increduli per la tempesta che li ha travolti. La televisione, soprattutto quella del pomeriggio, ha ascoltato in religiosa contemplazione il dolore della madre: cosa controbattere al cospetto di una donna a cui è stato assassinato un figlio nel bel mezzo di un’invasione drammatica nel proprio recinto familiare, solo per aver tentato di salvare la propria compagna dall’oltraggio più umiliante?

I salotti d’opinione devono però comprendere la delicatezza della loro posizione in momenti estremi come questo. La richiesta di giustizia, la rabbia per un meccanismo di colpe e di pene non sempre efficace per risolvere alla radice il perpetuarsi delle violenze, la tentazione di farsi giustizia da soli per reagire alla paura ed uscire dal guscio. Pulsioni razionali e spesso irrazionali che i moderatori dei dibattiti devono sapere calibrare con un senso di responsabilità vigile più che mai.

Il rischio di far crollare i principi civili nella foga tipica di chi vuole dare risposte immediate al popolo infuriato è grande. Quando il pubblico applaude per sottolineare la partecipazione al dolore diventa un’umana compassione a cui non ci si può sottrarre, peccato che dietro l’angolo si nasconda l’insidia delle insidie, l’applauso scrosciante non appena arriva quell’impennata di toni che si lasciano vincere dalla tentazione dell’occhio per occhio, dente per dente.

E se i politici compunti si rimpallano più o meno la responsabilità di non essere riusciti a garantire sicurezza e giustizia per i più svariati motivi resta totalmente nelle mani dei conduttori il compito di centellinare le accelerazioni di indignazione, di calibrare al meglio i pesi e i contrappesi delle proprie tribune d’opinione. Un opinionista particolarmente caldo può diventare una calamita, rischiosissima, di inclinazioni forcaiole, può rischiare, inconsciamente, di farle sentire pienamente legittimate.

La televisione deve informare, deve dare gli strumenti critici per condannare ma senza essere grossolani, deve ribadire fino alla nausea i limiti delle generalizzazioni, deve spiegare al pubblico in studio che la rappresentazione delle percezioni può essere di fondamentale importanza nella ricezione degli orientamenti che ogni frase evidentemente veicola attraverso il canale di comunicazione. Passione e istinto è meglio che saltino un turno come al gioco dell’oca.

No assoluto, senza se e senza ma, al Far West mediatico per soddisfare la pulsione immediata di chi guarda, di chi ascolta, di chi interviene in collegamento. Le spirali di violenza che rischiano di essere innescate con una sofisticazione degli equilibri gridano già di per sé il segno della sconfitta. E’ richiesta più attenzione che mai essendoci di mezzo una questione sociale infinitamente più delicata di quelle tirate in ballo dai casi di cronaca che attraversano per il resto del tempo le mattine e i pomeriggi dell’infotainment.

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9 Commenti dei lettori »

1. MisterGrr ha scritto:

8 marzo 2012 alle 12:37

Articolo epico, bravo Cristian, concordo in toto.

Io lo trovo quasi irrispettoso nei confronti di chi subisce un trauma di questa portata.



2. vicky ha scritto:

8 marzo 2012 alle 14:44

Il problema è grande e bisogna parlarne,anzi credo che per la solita paura di passare per razzisti si affronta tutto in maniera soft.Gli orrori
degli ultimi anni hanno scosso la coscienza ma a livello di pena certa non è cambiato nulla…anzi.Ci si preoccupa della dignità dei carcerati che vivono stretti nelle celle ma dei parenti delle vittime non ci si cura
abbastanza.Li chiusi ci sono assassini,pedofili padri che hanno ammazzato le figlie che volevano vivere all’occidentale,bestie che hanno violentato donne.Credo che se ne parli poco e in maniera morbida,troppo morbida.E’ ovvio che ci sono anche tanti italiani colpevoli non fraintendetemi,quello che non capisco è perchè bisogna tutelare i delinquenti e stare attenti a come si tratta questo tema .



3. MaMeLY ha scritto:

8 marzo 2012 alle 16:06

Quando c’era Prodi al governo, mi ricordo che ogni santo giorno i telegiornali Mediaset e non solo venivano inondati di notizie riguardanti omicidi, stupri, rapine anche efferate, e le si pompavano ad arte, con ospitate varie e dibattiti. Il perché, basta non essere completamente ritardati per saperlo senza perdere tempo a spiegarlo. Purtroppo, quando gli interessi della politica e del mondo dell’informazione, che non a casao in un paese del tutto civile come NON è l’Italia vengono tenuti accuratamente separati, accadono di queste cose. L’uomo è di natura e di intelletto molto scarso e stupido, questo è purtroppo il lato drammaticamente debole della democrazia, per questo gli interessi infami hanno così vita facile.
I motivi sono passati dalla ricerca del potere politico (Berlusconi e la sua Mediaset) allo spettacolo e quindi allo share, ma credo che sopratutto per rispetto di coloro che questa devastante esperienza la stanno vivendo sulla propria pelle occorrerebbe che l’ordine dei giornalisti intervenga in maniera efficace e che coloro che lavorano in tv si mettano una mano sulla coscienza professionale e operino in maniera intelligente.



4. *ELENA* ha scritto:

8 marzo 2012 alle 16:43

Il problema è che destra o sinistra che sia, l’Italia non saprà mai dare una pena certa.
E per questa mancanza di giustizia nel nostro paese stiamo diventando xenofobi e razzisti… ma non è colpa nostra, è colpa di chi c’è, c’era e ci sarà al governo.
Questa schifo di gente viene qui e si sente libera di fare quello che gli pare e piace, tanto se li prendono si fanno 2-3 anni di galera. Mentre se fossero al loro paese rischierebbero un ergastolo, se non peggio.



5. Giuseppe ha scritto:

8 marzo 2012 alle 16:59

Il post è di una razionalità esemplare. Però così c’è il rischio di rimanere imbalsamati dal politicamente corretto. Non tutta l’indignazione va considerata frutto di raptus impulsivi e ignoranza e quindi, in un certo senso, neutralizzata nella discarica della idiozia violenta. E non tutto ciò che viene considerato l’ultima ratio da seguire, l’asettica tecnica degli esperti (ma in questo periodo va di moda chiamarli professori) è sufficentemente affilata per affrontare realtà. Talvolta il “furor di popolo”, anche quello anacquato che traspira dall’infotainment, è più ragionevole di quel che certa ragione dominante ci vuol rappresentare.



6. ester ha scritto:

8 marzo 2012 alle 17:02

Complimenti per l’articolo che condivido pienamente
I vari dibattiti possono servire, ma quello che serve urgentemente sono soluzioni
la crisi penalizza,si dice, persino la benzina per le auto degli agenti, ma non penalizza quella per le auto blu. Per il derby romano Gnocchi ne ha contate ben 59….
Dov’è lo stato?



7. Cristian Tracà ha scritto:

8 marzo 2012 alle 17:14

quando scatta il tumulto di consensi verso la vendetta di forca mi prende una profondissima paura.

capisco veramente l’incredulità e la rabbia ma credo che bisogna essere molto cauti. C’è già un momento economico abbastanza difficile a fomentare istinti reazionari..



8. Giuseppe ha scritto:

8 marzo 2012 alle 17:21

E se questo momento economico avrà sempre più il carattere dell’ingiustizia sociale sarà anche difficile ritenere del tutto irrazionali il risvegliarsi di eventuali istinti rivoluzionari… Ma spero non si ritorni più al “S’ils n’ont plus de pain, qu’ils mangent de la brioche”, almeno alle nostre latitudini visto che altrove la cosa funziona ancora così. Anche per colpa nostra.



9. costel ha scritto:

8 marzo 2012 alle 17:23

luca rosi ucciso da una banda di 4 albanesi lo hanno detto anche su a chi la visto che altin hoxha l albanese evaso è il maggior sospettato della rapina e omicidio di luca rosi e anche dello stupro della donna sudamericana sempre per rapina



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