Luca Rosi



9
marzo

CASO ROSI, MILO INFANTE: ‘NON CI DIMENTICHIAMO CHE SIAMO IL PAESE DELL’ANONIMA SARDA E DELLA ‘NDRANGHETA’

Milo Infante- L'Italia sul 2

Eravamo stati profetici con il nostro monito alla delicatezza sulla questione. Il dibattito sulla morte tragica di Luca Rosi approda a L’Italia sul 2 e tocca a Milo Infante gestite la ‘patata bollente’ servita dal susseguirsi delle opinioni in studio. Per smorzare qualche accelerazione di foga nell’ambito di un apprezzabilissimo (quasi psicanalitico) interrogarsi sul perché di tanta violenza il conduttore si sente in dovere di controbilanciare la tentazione a chiudersi nel vicolo cieco della rabbia.

Ci tiene a precisare Infante. Comprensibile la paura e l’indignazione dei perugini e degli ospiti in studio, ma guai a mettere da parte la lucidità e la memoria. Sulla questione slavi tanto si dice e si racconta, con tanto di recriminazioni su patteggiamenti, indulti e svuotacarceri. Nessuno però ricorda che anche gli italiani non siano stati spesso esemplari. Cattivi gli stranieri malevoli, ma forse tanto quanto i nostri connazionali che delinquono. Correttezza obbliga a non vedere travi laddove ci siano pagliuzze, o viceversa.

Allora il giornalista precisa:

”Non ci dimentichiamo che siamo il Paese dell’Anonima Sarda e della ‘ndrangheta

Probabilmente non si attirerà le simpatie popolari con questo inciso ma per chi guarda più a fondo non si può che ribadire la professionalità di un uomo che non teme di fare il proprio mestiere, infischiandosene di apparire sempre e a tutti i costi come il buono, il vicino di casa, l’amico della domenica. Non è lì per quello, del resto.

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8
marzo

OMICIDIO ROSI: I PERICOLI DEL DIBATTITO TELEVISIVO SU UNA VIOLENZA COSI’ ESTREMA

Omicidio Luca Rosi

Storia terribile, nessun alibi per comprendere le dinamiche efferate, comprensibile rabbia e paura. L’omicidio di Luca Rosi durante una tragica rapina in villa nel perugino lascia sgomenti. Quando nell’atmosfera aleggiano crimini innominabili quali i tentativi di stupro e pericoli così forti per la libertà personale degli individui minacciati nella propria serenità domestica ogni parola sembra persino superflua per esprimere l’intima perplessità sulle ragioni di questa deriva di criminalità.

Il dovere di cronaca, sacrosanto, ha raggiunto a qualche giorno di distanza i parenti della vittima, visibilmente e comprensibilmente scossi e increduli per la tempesta che li ha travolti. La televisione, soprattutto quella del pomeriggio, ha ascoltato in religiosa contemplazione il dolore della madre: cosa controbattere al cospetto di una donna a cui è stato assassinato un figlio nel bel mezzo di un’invasione drammatica nel proprio recinto familiare, solo per aver tentato di salvare la propria compagna dall’oltraggio più umiliante?

I salotti d’opinione devono però comprendere la delicatezza della loro posizione in momenti estremi come questo. La richiesta di giustizia, la rabbia per un meccanismo di colpe e di pene non sempre efficace per risolvere alla radice il perpetuarsi delle violenze, la tentazione di farsi giustizia da soli per reagire alla paura ed uscire dal guscio. Pulsioni razionali e spesso irrazionali che i moderatori dei dibattiti devono sapere calibrare con un senso di responsabilità vigile più che mai.

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