Com’è nata la collaborazione con Cartoon Network?
Cercavano due volti giovani che si guardassero le puntate di Takeshi’s Castle e hanno pensato a me e Federico (Russo, ndDM), che è anche un amico. Abbiamo commentato i vari filmati divertendoci come se fossimo sul divano di casa.
Tra l’altro è il programma con il quale la Gialappa’s Band ha cominciato a farsi conoscere.
Esatto, mi ricordo bene di Mai dire Banzai. Takeshi è un programma assurdo, magnetico, che piace a tutti quanti, anche se ha un sacco di anni c’è sempre una generazione che non l’ha ancora visto. Io guardavo la gialappa e ridevo come una matta, ora ci sono i miei nipotini di sei anni che ridono come dei matti guardando me e Federico e per loro non sarà Mai dire Banzai ma Takeshi’s Castle.
Vuoi essere l’idolo dei bambini?
Mi piacerebbe, non c’è cosa più bella.
Cos’è per te la tv trash?
La tv trash è la televisione che va a cercare quelle cose che anche nella vita quotidiana non esistono. In definitiva direi quella televisione di cui non c’è assolutamente bisogno.
Un esempio?
La tv inglese, Channel 4 mi sembra, che poco tempo fa ha mostrato la mummificazione in diretta di un tassista che aveva espresso questo desiderio. Direi, chissenefrega.
Si è detto che anche Tamarreide e Wild fossero trash.
Wild, chi è che ha mai detto che è trash?
[Dopo il salto la verità su Chiambretti e Baila]
Bè filmati come quelli della donna senza braccia e gambe sono quanto meno criticabili. Diciamo che in Wild c’è una valenza informativa mescolata a sensazionalismo.
Quello è ovvio. Lo scopo della televisione, ancora prima dell’educazione, è l’intrattenimento da poltrona. L’obiettivo è trovare un connubio tra l’intrattenimento, quindi l’ascolto, e qualcosa che può accrescere la cultura. E’ stata la donna senza gambe – e come lei le persone con altre problematiche gravi – a voler apparire in un documentario. Non siamo andati a casa della madre cui è stata ammazzata la figlia per chiederle come stesse, ‘come vuoi che stia?’. Sono tutte storie di persone dalla forza incredibile che vedi sorridere e pensi “se fosse capitato a me…”
Il successo di Wild si inquadra, dunque, in questa dimensione.
Wild è un po’ come guardare la luna e stupirsi giorno per giorno. In generale penso sia un bene che in prima serata su Italia1 si parli di natura. E’ un programma per tutta la famiglia che interessa adulti e bambini.
Tamarreide, invece, è per tutta la famiglia?
Purtroppo, in quel caso, sono le persone che cambiano le cose. Era nato come un documentario sui tamarri, un fenomeno di cui si parla. Poteva essere una cosa divertente, per loro ci potevano essere anche dei momenti educativi, e invece non lo è stato. Ci hanno detto che è stato costruito ma la verità è che noi siamo stati diciotto ore al giorno con le telecamere e loro si sono comportati male. Non potevamo, poi, non mandarlo in onda. Ha comunque fatto da monito alle famiglie per aprire gli occhi perché tutti i ragazzi di Tamarreide avevano situazioni familiari particolari.
Qualcuno potrebbe dire: cosa vi aspettavate mettendo insieme otto Tamarri?
Perché avere il pregiudizio? Noi siamo la patria del pregiudizi, stiamo sempre a pensare cose losche, addirittura ho visto su un blog: “Fiammetta Cicogna per forza fa televisione suo padre fa candele”. Ma che c’entra? Non dobbiamo mai credere che le cose avvengano in maniera spontanea. Conosco dei ragazzi che vengono giudicati tamarri ma sono le persone più buone di questo mondo, viceversa ci sono dei personaggi che vengono giudicati dei figoni e invece è meglio starci lontano.
Come mai Jersey Shore è un successo?
Perchè fortunatamente noi non siamo americani, abbiamo duemila anni di storia e cultura in più, abbiamo ancora il genoma dei latini. L’italiano quando guarda qualcosa di troppo trash dice: che cosa cavolo mi stai facendo guardare?
Quindi Tamarreide trash lo era?!
Bè l’hanno detto tutti. Noi abbiamo fatto una scommessa e avuto coraggio. Mi richiedessero di fare Tamarreide, ripartendo da zero, direi di sì. Non ci potevamo aspettare che i ragazzi si comportassero in quel modo.
Quest’estate eri in lizza sia per Cotto e Mangiato che per Baila…
Per Cotto e Mangiato non sarei stata la persona giusta, anche perché il pubblico non mi conosce sotto quel punto di vista. Io adoro spignattare dalla mattina alla sera, ho anche una web tv, ma come puoi far sì che una mamma o una nonna, che guardano Cotto e Mangiato, si fidino di una ventitreenne che dice loro cosa mangiare. Sono felicissima che sia stata scelta Tessa Gelisio che adoro per Pianeta Mare. Baila non avrei potuto comunque farlo perché dovevo partire con le registrazioni di Wild.
Hai la fama di antipatica, perché?
Diciamo che è nato tutto con Chiambretti. Dovevo fare la pianista antipatica, tutta d’un pezzo, quello era il mio personaggio anche se io non ci riuscivo. Poi alla gente piace criticare, se c’è da fare complimenti magari no ma le critiche si. Avevano fatto il Fiammetta book e c’è qualche affezionato che ancora oggi mi attacca. C‘era anche quella famosissima battuta ‘Fiammetta perché sento caldo’ . Che trashata (ride).
Ti sarebbe piaciuto tornare da Chiambretti?
Di solito non torno sui miei passi, mi piace andare avanti. Con Chiambretti mi sarebbe piaciuto riprendere il rapporto, tra di noi è comunque tutto chiarito.
Era stato un po’ severo nei tuoi confronti.
Ha fatto bene, io sono arrivata in ritardo. Ho sbagliato, non mi sono presentata perché c’era bufera di neve a Linate e avevano chiuso l’aeroporto. Se un dipendente arriva in ritardo è giusto che il capo lo punisca.
Eppure tu avresti giustificato il tuo ritardo dichiarando ai giornali: ‘Non potevo perdermi la sfilata di Valentino’.
Sembro un po’ Mariantonietta ma non è uscita da me quella roba lì.
Come hai vissuto la tua carriera fulminea?
Io studiavo giurisprudenza alla Cattolica a Milano però senza voler diventare avvocato. Sono una, infatti, che non pensa al lavoro e alla carriera. Quello che è successo non me l’aspettavo. Tutto è partito dallo spot Tim: cantavo, suonavo, ero diretta da Gabriele Muccino – che ha diretto grandi film e si è ritrovato davanti una “cagna” – e mi pagavano. Una cosa bellissima. Non volevo fare televisione ragion per cui all’inizio avevo declinato l’offerta di Chiambretti. Quando, però, mi ha richiamato a settembre dicendomi: “insomma la parola non si nega a nessuno, incontriamoci perché la televisione non è il mondo oscuro di cui non vuoi far parte”, l’ho incontrato perchè sarebbe stato da ignorante non farlo, e ho accettato. Io ero fulminata da Videocracy, Lele Mora, per me era tutto così. Non capivo bene cosa fosse la tv, invece ho visto autori giovani, una direttrice artistica, persone competenti e perbene.
Che cosa ti piacerebbe fare?
Sicuramente la televisione, il cinema no perché a me piace essere me stessa. Amo molto i documentari, ne ho fatto anche per SkyUno quest’estate sull’artigianeria italiana. Più in generale sono una caciarona che adora stare a contatto con le persone. La televisione ti permette di conoscere tanta gente anche se non te ne accorgi. Ad esempio, per quanto riguarda Wild, tra blog e Facebook, ci sto dietro tantissimo. Dopo ogni puntata rivivo Wild col mio pubblico, rispondo a domande e scambio video; quando accompagno, invece, i miei nipotini mi trovo a rispondere alle domande dei loro amichetti sulla rana baffuta e via dicendo.
1. Mike ha scritto:
20 novembre 2011 alle 12:53