Uno studio mastodontico, lustrini, paillettes e tante battute sul povero Direttore di Rai1 Mauro Mazza, e poi ancora qualche gag (poche), momenti musicali (troppi), grandi ospiti e gli immancabili monologhi. Insomma, un Fiorello al 100% – del suo storico repertorio non è mancato proprio nulla dopotutto – a Il più grande spettacolo dopo il weekend, un Fiorello che però a carburare ci ha messo un po’ troppo, e il ritmo ne ha risentito parecchio. Giustificato? Ovvio, a Fiore si perdona (quasi) tutto: ma se in video torni dopo 7 anni, e soprattutto ogni 7 anni, devi gioco-forza fare i conti con delle aspettative superiori alla media e a quell’inutile hype che può facilmente sfociare in delusione.
Più che a sette anni fa, in realtà, il pensiero finisce inevitabilmente a quel grande show allestito da Sky per lanciare SkyUno, un vero minestrone di belle idee. Ma il confronto tra le due produzioni finisce qui, dopotutto non ha particolare senso paragonare una diretta di tre ore sulla rete più istituzionale dell’etere televisivo ad un misero montaggio (ben concentrato) di 30 minuti. Sì, senza dubbio la première de Il più grande spettacolo dopo il weekend ha mostrato delle forti lacune, a partire proprio da una preoccupante e inaspettata mancanza di nuove idee, quegli sprazzi di originalità che hanno da sempre contraddistinto gli spettacoli del mattatore siciliano e che in questa première hanno lasciato posto al best of del siciliano. C’era tutto ma allo stesso tempo non c’era niente, un bellissimo castello di sabbia tenuto in piedi dalla sola forza innata di Fiorello, che si conferma ancora una volta l’unico artista in grado di tenere in vita un genere, il varietà del sabato sera, definitivamente morto nella sua concezione più classica.
Se, però, riporti in pista Fiorello, oltre ai grandi budget, ai grandi ospiti, alla scena strepitosa e alla fotografia meravigliosa, serve qualcosa in più: ti aspetti (o meglio è necessario che si offrano) dei contenuti superiori a quelli che ieri sera sono andati in onda su Rai1. Manca pure un tormentone che possa marchiare a fuoco il programma e persino ciò che poteva rappresentare il momento cult della serata (l’imitazione di mammà Carla Bruni) si è trasformato in un deja-vu grazie alla ‘messa in onda anticipata’ della premiere-dame in versione Fiorello sul web.
Tutto si può perdonare sì (per il momento), ma sulla ventilata “rivoluzione social” non possiamo proprio esimerci dall’esprimere un giudizio più severo. Un saluto ai followers e qualche accenno “tanto per”, e poi il nulla: questo in sostanza è stato l’apporto (inutile) di Twitter al Il più grande spettacolo dopo il weekend. In compenso l’hashtag #ilpiùgrandespettacolodopoilweekend è volato subito al primo posto nei trending topic (e il social network nel mentre è pure “crollato”) ma della rivoluzione fiorellana webtelevisiva manco l’ombra. I social network si confermano in sostanza un ottimo mezzo per farsi un po’ di sana pubblicità gratuita oltre che un’immensa fucina di nuove idee – molte, che inspiegabilmente non abbiamo avuto l’onore di vedere, sono nate proprio lì – , ma di integrazione tra due mondi apparentemente molto distanti ancora non se ne parla. E se manco Fiorello è riuscito a trovare la “giusta chiave”…
Nonostante le premesse un po’ diverse, Il più grande spettacolo dopo il weekend si conferma un bellissimo varietà vecchio stampo, poco innovativo e troppo legato al passato, e la prova lampante che il genere, senza un personaggio dalla forte personalità come Fiorello capace di improvvisare gag con la sola interazione con il pubblico, mostra tutti i “segni del tempo”.
1. morgatta ha scritto:
15 novembre 2011 alle 07:17