Sono poche le trasmissioni che, una volta ideate e messe in onda, riescono a raggiungere risultati importanti in breve tempo, specialmente lontano dai budget delle ammiraglie. Quarto Grado rappresenta sicuramente un esempio di trionfo artigianale: giornalismo che si autoalimenta, opinionisti in maggioranza fissi e un ristretto, ma efficace, team di autori. Capita, però, anche alle migliori produzioni di incappare in qualche scivolone. Soprattutto se in ballo ci sono casi di cronaca nera, all’occorrenza semplici apripista di una facile capatina nel dolore acchiappa ascolti.
In queste settimane il programma scritto e condotto da Salvo Sottile si occupa con molta attenzione dell’omicidio di Melania Rea. Indizi, testimonianze, amanti: i pezzi di questo intricatissimo puzzle noir, intriso di mistero e violenza, sono veramente tipici di un giallo. Dopo un paio d’ore di dibattiti e collegamenti, tuttavia, del tutto inaspettatamente il conduttore siciliano lancia un servizio con le immagini di Vittoria, la figlia della vittima. La bambina, ovviamente ignara del triste futuro che l’aspetta, viene messa (con il volto oscurato) sotto l’impietoso sguardo della telecamera, che la segue senza sosta, onnipresente, avida. Le zoomate si rincorrono rapidissime, alternate alle dichiarazioni del nonno della bambina (circondato da coloratissimi giocattoli). Le lallazioni della piccola sono mixate a tristi violini di circostanza, come nella migliore tradizione della tv della lacrima.
Il ritorno in studio non è privo di imbarazzo. La parola viene data a Barbara Palombelli, visibilmente combattuta tra la voglia di dare un commento di circostanza e l’esigenza di dichiarare il proprio pensiero.
Non me la sento di commentare. Sinceramente ho dei dubbi su queste immagini.
Sottile non può far altro che tentare un salvataggio in extremis, consapevole dell’eccessiva morbosità del video.
Abbiamo mandato in onda queste immagini perché questa bambina deve essere protetta, è ancora troppo piccola.
Ci si chiede, in tutta sincerità, come servizi del genere possano proteggere una bambina colpita da una simile tragedia. Nel corso di questi mesi Quarto Grado ha rappresentato un’interessante realtà per Rete4, da troppi anni legata ai casi del tenente Colombo in perenne replica. Stupisce uno scivolone simile, soprattutto perché la produzione ha sempre avuto una linea distante dalla morbosità gratuita. Speriamo che questo tuffo nella pornografia del dolore sia solo un episodio sporadico. Molto meglio, a questo punto, i siparietti in studio del cane Osso.
1. annaarias ha scritto:
21 maggio 2011 alle 09:14