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L’Isola dei Famosi non fa il miracolo

Mattia Buonocore

di Mattia Buonocore

07/05/2024 - 13:20

L’Isola dei Famosi non fa il miracolo

3 /5

Il problema del presente sono i fantasmi del passato. Vladimir Luxuria non doveva semplicemente condurre un programma ma compiere un piccolo miracolo: resuscitare l’Isola dei Famosi. Ebbene ad oggi non ce l’ha fatta e con lei non ce l’hanno fatta autori e produzione.

Ormai non si tratta di una contingenza legata ad un’edizione sfortunata, ormai è quello lo status quo dell’Isola. Lo dicevamo già nel 2021, da allora hanno provato a rimescolare qualche carta (senza mai essere troppo rivoluzionari) ed è cambiato poco. Forse c’è bisogno di soluzioni radicali, di mettere mano al portafoglio per accendere l’interesse, o forse semplicemente di prendersi una pausa più o meno lunga. Il meccanismo è stra usurato e non vale il paragone col Grande Fratello perchè il reality di Cinecittà si fonda tutto sommato su dinamiche ordinarie, quotidiane, mentre l’Isola è l’eccezione, è una avventura irripetibile.

Il fatto che ci sia un problema a monte, non significa comunque che questa edizione non abbia le sue colpe. Considerando altresì le magre alternative, Luxuria non è stata una cattiva scelta, è chiara, competente e ha portato qualcosa di diverso e nuovo rispetto a Ilary Blasi (le cui edizioni hanno annaspato); tuttavia, con l’andare del tempo, non si è sciolta completamente né tanto meno ha potuto contare su una squadra in studio che la sostenesse vuoi per richiamo mediatico o per capacità di animare le dinamiche. Dario Maltese non pervenutoSonia Bruganelli non è simpatica e sembra sempre sul punto di esplodere. I (troppi) naufraghi non sono distinguibili: i vip non sono tutti famosi, ci sono i nip e non c’è un daytime che aiuta a farli conoscere e in generale fa prendere quota al racconto.

Intendiamoci, la notorietà del cast non è una condicio sine qua non per il successo (chi era Belen nel 2008?) però se hai una conduttrice che è una scommessa e un programma che deve risalire nelle quotazioni ne hai bisogno. Le dinamiche poi sono state poche e poco sviscerate.

Se fai un reality devi confrontarti col torbido, essere bravo a dargli una chiave di lettura o a camuffarlo, non certo scappare ogni qual volta si intravede una situazione scivolosa (vedi caso Benigno). Altrimenti si rimane in superficie e in un’era 2.0 in cui l’offerta abbonda, il pubblico ha bisogno di affogare nelle passioni. Che sia riso, pianto o rabbia.

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