24
gennaio

Intervista ad Angelina Mango: «Sono una bimba incasinata con i traumi. Vado a Sanremo per amore»

Angelina Mango

Angelina Mango

Cognome importante, fresca di partecipazione ad Amici, poche canzoni sinora ma tutte azzeccate… A 22 anni, Angelina Mango ha gli occhi puntati addosso per la sua prima partecipazione sanremese. Per l’esordio al Festival ha scelto un brano dal titolo La Noia, scritto con Madame, in cui dà sfoggio delle sue doti canore. DavideMaggio.it l’ha incontrata alla vigilia della grande ribalta e ha cercato di scoprire qualcosa di più di lei.

Intervista ad Angelina Mango

A Sanremo vai per vincere, diventare una star, pazziare… Perché vai?

A Sanremo vado perché è un grandissimo palco. Quest’anno ho ricevuto tantissimo amore e, quindi, per amore vado a Sanremo, per amore del progetto che ho costruito insieme alle persone che lavorano con me, per amore di questa canzone.

Il titolo del brano è La Noia. Cos’è per te la noia?

La noia è un momento di equilibrio che ho incontrato in una vita piena di alti e bassi. All’inizio si pensa che la noia sia una cosa negativa, però in realtà la noia è un tempo prezioso da utilizzare per se stessi.

Schopenhauer diceva: “La Vita è un pendolo che oscilla tra dolore e noia”. Che ne pensi?

Penso che avesse anche un pochino ragione però la vita è tanta energia, gioia. Io ce l’ho a differenza di Schopenhauer!

A proposito di dolore, nella canzone canti: “Ero una bimba incasinata con i traumi”. Lo eri davvero?

Sì e sono tutt’ora una bimba incasinata con i traumi, però i traumi non escludono il sorriso appena mi sveglio la mattina, quindi con le mie perline colorate mi ci diverto (citazione della sua canzone, ndDM). Sono contenta della persona che sono diventata.

Più volte hai rimarcato il concetto di libertà. Perchè per te è così importante?

Penso sia impossibile non essere liberi se si fa musica, se si fa con tutto il cuore. E non è una frase retorica, è proprio così. La musica è uno spazio libero, è forse l’unico spazio completamente libero di dire, di fare tutto quello che si vuole, di sperimentare, di non escludere nulla. Quindi non posso fare altro che dedicare tutta la mia vita a questo.

Vivi un po’ la tua sindrome di Stendhal facendo musica.

Tutto quello che viene dalla sensibilità è arte. La musica è sensibilità allo stato puro.

E a proposito di arte, ti sei persino esibita in un museo.

E’ stato strano. Però è stata una bella gita, in cui ho pure cantato e poi ho avuto un sacco di scambio con le persone che erano lì, abbiamo parlato tanto. E’ stato molto bello.

Ti piacerebbe cantare una canzone di tuo padre sul palco dell’Ariston?

Penso che sarebbe molto difficile per me fare una cosa del genere.

Finora non ti è mai capitato di cantare una canzone di tuo padre?

Non ho mai cantato nulla di mio padre sinora. Per scelta.

Quest’anno le cantanti donne al Festival sono di più però se guardiamo agli autori della canzoni la maggior parte sono maschi.

Io non concepisco la diseguaglianza, come non concepisco la questione del calcolo di quante donne e quanti uomini ci siano, quanti autori, quante autrici, quote rosa, quote non rosa. Per me, la musica non ha un’identità sessuale, non ha genere, non ha nessun tipo di differenza. Sicuramente credo nelle donne di Sanremo, credo siano delle grandi donne perché a testa alta dicono quello che pensano, com’è giusto che sia e credo anche che la mia generazione questa cosa la stia capendo. L’uguaglianza è una cosa per cui tutti devono combattere, non solo le donne.

Hai detto di aver paura di Sanremo. Quanto hai paura da 1 a 10?

Sei.

Quindi non hai paura.

Sì è sufficiente. Non ho detto quattro.

Se a scuola avessi preso 6 saresti stata contenta?

No.

E quindi è un grado normale di paura.

60% paura, 40% tranquillità.

Hai 50 euro da scommettere sul vincitore di Sanremo. Su chi punti?

Irama.

Hai sentito la canzone?

No, però mi piace lui. Credo che abbia molta intensità sul palco, è giovane e fresco.



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