
26
luglio
Temptation Island e il sapore del reale

Temptation Island
Stessa spiaggia, stesso mare. Temptation Island è tornato dopo una pausa che ha alimentato l’attesa e ancora una volta si conferma il programma dell’estate. Anzi ormai è il programma per tutte le stagioni. Non solo perchè nel 2024 arriverà la prima edizione ‘winter’ (ci aspettiamo uno sforzo produttivo da Fascino) ma perché i numeri raccolti sono superiori, anche in valori assoluti, a quelli raggiunti da produzioni ambiziose in onda durante periodi caratterizzati da una platea superiore all’ascolto. Con la total audience, che lo vede trionfatore, Temptation Island arriva a 4,3 milioni di spettatori.
Il segreto è lo stesso: relazioni, sentimenti, conflitti ma soprattutto verità. C’è sapore di realtà e quotidianità descritta nelle piccole cose: dalla ragazza ‘pane e gelosia’, al ragazzo che fa il tranviere e deve fare i conti con la ’sfavillante’ Milano, passando per il peso delle famiglie e il bagaglio della provincia… Certo, le telecamere sono in grado di alterare il comportamento dei protagonisti e il montaggio può portarlo nella direzione desiderata tuttavia quello che emerge è uno spaccato in cui immedesimarsi anche solo per prenderne le distanze o farne oggetto di derisione. Un linguaggio diretto che arriva alle donne ma anche ad un pubblico alfa.
Non ci sono i cazziatoni che imperano ipocritamente nei reality, la realtà la si lascia fare (entro i binari precostituiti) e la si presenta grezza. Quando format e casting funzionano, del resto, non c’è bisogno di calcare la mano o esasperare. Questa è la differenza tra trash ‘ricreato’ (e sgradevole) e trash ‘documentato’ (che intrattiene).
Qualcuno dirà che vengono normalizzati dei comportamenti tossici e dei rischi non mancano in tal senso seppure attutiti da una dinamica di luci e ombre; allo stesso tempo non si può nascondere una realtà perché cattiva maestra. L’importante piuttosto è non avere pretese altre e alte.
Temptation Island è l’esempio lampante di come il contenuto vinca su tutto, valicando alcuni difetti compreso quello che una volta era un pregio e adesso inizia a stancare ossia la colonna sonora. Da esaltazione del contenuto a riempitivo di un vuoto (sull’onda del compiacente pubblico di Twitter), il passo è breve.


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