7
febbraio

Olly a DavideMaggio.it: «I talent non fanno per me, ho sempre detto no. Ho riscritto ‘La Notte Vola’ per la serata dei duetti»

Olly

Olly

E’ una nuova proposta tra i big, perché lo consente il regolamento di Sanremo 2023, ma Olly ha ben in mente qual è il suo ruolo al Festival. Debuttante sì, ma con l’intenzione di chi vuole lasciare il segno, se non sul palco del Teatro Ariston nel panorama musicale italiano. Federico Olivieri (il suo vero nome) è un ragazzo di 21 anni che sa il fatto suo, deciso in quello che vuole e non vuole fare nella sua vita e carriera. DavideMaggio.it lo ha incontrato per parlare un po’ di lui, tra soddisfazioni e ambizioni.

Intanto, come va?

Va! Va bene, ci sono tante cose in gioco, tanti pensieri, ma siamo carichi, abbiamo voglia di spaccare.

Tu sei ligure, giochi in casa. Ti chiedo: è più grande l’orgoglio di essere arrivato sul palco del Festival di Sanremo oppure la paura?

(Ci pensa, ndDM). In realtà nessuna delle due, nel senso che l’orgoglio c’è comunque, io sono fiero di come stiamo lavorando con la mia squadra, di tutto quello che facciamo. Sanremo attesta che stiamo facendo bene, ma è uno step e sono sicuramente felice e orgoglioso di esserci. La paura c’è sempre prima di suonare, anche ci fossero dieci persone. Allo stesso tempo è tanta la voglia di spaccare.

Sei tra i più giovani in gara, classe 2001. Non so se sai che nel 2001 a Sanremo Giorgia ed Elisa si sfidavano per la vittoria. Tu ora ritrovi Giorgia in gara ed Elisa alla serata dei duetti. Cosa si prova a condividere il palco con artisti del genere?

E’ figo! So che abbiamo ruoli molto diversi all’interno del Festival. Io sono molto fan di Giorgia, e di Elisa pure, quindi sarò fan del loro duetto, sarò contentissimo di vederle cantare insieme durante la sera dei duetti. Nei loro confronti c’è un po’ di ansia perché sono due voci incredibili, dal punto di vista canoro c’è proprio un distacco evidente, non serve che lo dica nessuno, me lo dico da solo. Però allo stesso tempo mi gasa l’idea di essere lì con loro. So che sto portando il mio mondo e questo è quello che conta.

Con la scelta del duetto hai azzeccato in pieno il senso della serata: con Lorella Cuccarini e “La notte vola” ampli il tuo mondo e il tuo pubblico, e questo è importante.

Non c’è stata nessuna scelta per ampliare il pubblico, è stata una scelta proprio musicale, il brano è iconico della musica italiana.

Ma anche della tv, per questo ti dico che ampli il pubblico perché arriverai a tanti, rispetto ad altri duetti. Com’è nata la collaborazione con Lorella?

Speriamo! Però la cosa interessante è che ho fatto anche in questo caso una “ollyata”, come dice JVLI, che è il mio produttore. Ho preso il brano e l’ho riscritto, tranne una parte iconica che poi si vedrà durante l’esibizione, però c’è stata tanta reinterpretazione di quello che era il concept del brano e sono ultra felice del fatto che Lorella abbia accolto a braccia aperte la mia proposta e, anzi, mi abbia confermato, senza che nessuno glielo chiedesse, quanto abbia capito il mio viaggio, il mio mondo e quanto anche abbia apprezzato le scelte che ho fatto. Quindi sarà un’esibizione divertente ma anche profonda, come voglio che sia ogni mia esibizione. C’è una sfumatura di pensiero grande dietro a quello che ho fatto e non è fatto solo per arrivare al grande pubblico della televisione ma c’è tutto un criterio dietro che secondo me si noterà sul palco ascoltando quel brano.

“Polvere”, il brano con cui gareggi, è un pezzo nato, secondo te, per Sanremo, anche se l’avrai scritto prima?

No, è nato da una sessione tra l’altro non mia. Mezzo Miliardo (l’autore Emanuele Lovito, ndDM) e JVLI si erano beccati un pomeriggio per lavorare a un brano d’autore e Mezzo Miliardo lo aveva proposto per me. Era un brano diverso dal solito, nel senso che io non avevo mai fatto un pezzo così adibibile a un’orchestra. C’è tanta orchestrazione, c’è tanto pop… Quando poi sono arrivato in studio e ho sentito una parte dell’inciso, che era “Su di me”, così bella, con delle parole diverse, c’ho messo un po’ di me, quindi è diventato – “Su di me” – solo “Polvere”. Abbiamo aggiunto la parte precedente, strumentale, che è la parte identitaria di Olly. Mi spiace parlare in terza persona, è orrendo, però per farmi capire! E quindi le strofe che avevo scritto da solo, in casa, mentre ero in mutande e mi stavo vestendo, ho provato a metterle lì, casualmente ci stavano molto bene. Un po’ di farina, un po’ di acqua ed è venuta su “Polvere”.

Vieni da un anno fortunato: “Un’altra volta” è stato un  successo, vieni scelto per Sanremo. Ti aspettavi tutto questo o pensi che sia arrivato tutto troppo velocemente?

Bella domanda. E’ stato sicuramente un anno importante per il mio processo e la mia crescita perché ho capito come voglio scrivere, come mi piace stare su determinati sound, eccetera. E’ stato l’anno della mia identità, mettiamola così. E’ arrivata tanta roba molto velocemente, ne dovrà arrivare immagino, ancora tanta perché tra una settimana mi esibisco, quindi è lì poi il momento della verità. Può arrivarne veramente molta, io spero non ne arrivi troppa, velocemente, perché io voglio godermi le cose con calma, sono una persona che ha bisogno anche della calma. Tu mi dirai “e allora a Sanremo cosa ci vai a fare?”. Perché lì arriverà tutto insieme, probabilmente, però credo anche che certe volte, quando la vita ti dà delle opportunità, è giusto coglierle e finché le si affronta essendo se stessi non ci dovrebbero essere troppi problemi.

Quindi da questo Sanremo cosa ti aspetti e cosa ti auguri?

Non mi aspetto niente ma mi auguro che sia sicuramente un’esperienza che mi faccia crescere, perché è questo che poi cerco. Avendo anche finito di studiare all’Università, la mia palestra di vita a tutti gli effetti è la musica perché mi permette di conoscere tante persone, tante situazioni, quindi di catalizzare la mia crescita come essere umano. In secondo luogo, mi auguro di essere compreso, se non subito, nel lungo termine, che venga capita la matrice di quello che sto facendo e sarà anche un impegno mio renderla comprensibile perché, per certi versi, mi rendo conto che sto andando a proporre un sound diverso dai canoni a cui è abituato il Festival. Non lo dico con presunzione ma con carica, nel senso che sono felice di farlo e spero piaccia. E allo stesso tempo mi auguro che, finita la settimana di Sanremo, finisca anche tutto quello che c’è attorno, per ritornare a parlare di musica e fare i miei concerti.

E recuperare serenità.

Per forza! Lo sai come funziona, ti attaccano, ma positivamente eh! Nessuno dico che attacca in negativo, però arrivano cose da tutti i lati, tutti i giorni. Voglio anche arrivare a casa, abbracciare i miei cani.

Quindi hai capito la differenza tra essere un cantante e essere un cantante di Sanremo?

Assolutamente! Però proprio per questo ho scelto di farlo, poi nessuno mi dava la sicurezza che potessi andare a Sanremo. Io sono passato per Sanremo Giovani, ho detto “proviamo”, ce l’abbiamo fatta. E ora, sai il detto “se vuoi la bici, devi pedalare”? E quindi pedaliamo, gasatissimo di farlo.

Nel tuo percorso hai mai pensato di intraprendere la via dei talent?

No! E’ sempre stata una scelta molto decisa. Da un po’ di anni ho ricevuto anche delle chiamate in cui mi veniva proposto di partecipare ma sono sempre stato molto contrario. Chi mi conosce lo sa, ho sempre detto che l’unica cosa televisiva che voglio fare da concorrente, sentendomi in qualche modo in gara, è Sanremo, nonostante io non stia andando lì per prendere una posizione alta in classifica. Ma sicuramente le dinamiche talent non fanno per me, non lo dico con cattiveria, semplicemente non riuscirei a reggere un meccanismo di sfida per cui devo uscire o stare nel programma, seguire dinamiche televisive. Io ho bisogno di essere libero e non mi sentirei libero in un contesto del genere.

La tua è una decisione netta?

Certo! Poi non l’ho mai fatto… Finora sono sempre stato contrario.

Ad esempio, anni fa Irama è andato a Sanremo Giovani e poi anni dopo ha fatto Amici e ha ripreso la carriera meglio di prima. Potrebbe succedere anche a te oppure lo escludi perché è proprio un mondo che non fa per te?

Non mi ci vedo tanto, anche perché sento di avere le idee abbastanza chiare su come voglio comunicare, quello che voglio dire e quindi sento di avere più intenzione di essere indipendente da questo punto di vista sul lungo termine. Detto questo, io conosco tanti ragazzi che hanno partecipato e che partecipano tutt’ora alle edizioni di talent televisivi e li reputo tutti artisti validi. Non vuol dire essere meno validi, io semplicemente ho un diverso background, ho delle idee diverse, delle prospettive probabilmente diverse e sento di non aver bisogno di quel tipo di panorama per la mia carriera.

Fino a qualche anno fa il talent sembrava l’unica via per i cantanti emergenti. E’ successo qualcosa negli ultimi anni? Perché ci sono cantanti che escono fuori al di là dei talent (Lazza, Tanani, Blanco…), anche Sanremo è tornato a concentrarsi molto sui giovani.

Sai, il mondo gira (citazione del suo ep, ndDM), le cose cambiano e quindi si arriva al momento in cui ogni anno la situazione è diversa, per cui l’importante non è tanto quello che succede attorno ma è quello che ti senti dentro e io mi sento di fare quello che sto facendo.

Ho letto che ti piace il rugby.

Ho giocato 12 anni a rugby.

Poi hai preferito la musica?

Potevo scegliere se andare a fare l’Accademia Nazionale o andare a studiare all’estero e ho deciso di andare a studiare all’estero. Ho giocato a rugby un anno lì, poi sono tornato in Italia, ho ricominciato e ho fatto un’operazione alla schiena, di un’ernia, quindi ho dovuto smettere di giocare. Ma la musica è sempre stata compatibile con tutto il resto che ho fatto nella mia vita, non ho mai messo da parte qualcosa per fare altro.

Quindi non ci fosse stata quell’operazione, oggi saresti comunque qui a Sanremo?

Questo non te lo so dire, immagino di sì. C’è stata (l’operazione, ndDM), quindi non me lo sono mai chiesto. Certamente mi è dispiaciuto, io tenevo tanto allo sport e alla squadra, ero anche capitano, avevo un ruolo di responsabilità, quindi è stato anche difficile mollare. Però, allo stesso tempo, il rugby in Italia è un movimento che ha poca prospettiva di crescita, di guadagni, non è visto ancora seriamente. Ora si sta riprendendo e ne sono molto felice, ho visto ragazzi con cui giocavo io che giocano in Nazionale… Ai tempi ho preferito concentrarmi su altro, sullo studio, sull’istruzione, sulla musica da indipendente, facendo le cose per gli affari miei. Non so se sono state scelte giuste, ma siamo qui a parlare di Sanremo, quindi direi che finora è andata abbastanza bene, no?!

I tuoi amici e la tua famiglia come hanno reagito nel vederti a Sanremo? Se lo aspettavano, ti spronavano o c’è qualcuno che invece non era d’accordo (perché può succedere)?

No, nessuno. Loro si fidano di quello che faccio, ci credono, sono gasati con me. Un gruppo di loro era con me quando ero a Sanremo Giovani, proprio lì in loco, hanno preso una casa, si sono divertiti con me, tanto che i giornali il giorno dopo li hanno anche citati perché si sono fatti riconoscere in giro per Sanremo. E la mia famiglia è incredula tanto quanto me, sono felice per loro perché mi hanno sempre messo in condizione di poter prendermi le mie responsabilità e le scelte che ho fatto mi hanno portato a questo… Gli sto regalando un bel momento dopo tutto quello che hanno fatto loro per me, direi che ne vale la pena.

Hai dichiarato di avere la mania degli accendini con la faccia di Vasco Rossi. Ma la mania è per gli accendini o per Vasco Rossi?

Tutte due. Se io vado da un tabacchino e vedo che nella colonnina dei clipper c’è un accendino di Vasco ho purtroppo l’obbligo morale di acquistarne uno. Nascosti in casa posso arrivare tranquillamente a un centinaio… Se sei un tabacchino, vengo da te a prendere le sigarette o un caffè – che ci sono anche quelli col bar – e hai l’accendino di Vasco, devo prenderlo, non posso non prenderlo, è come se lui mi vedesse e mi giudicasse.

Quindi per te Vasco Rossi cosa rappresenta?

Vasco è stata una rivelazione per me. Io l’ho sempre, ovviamente, conosciuto ma non l’ho mai capito, non capivo il suo ermetismo, anzi a volte ho fatto l’errore di considerarlo semplice e banale. E dico che è un errore perché poi sono stato a un suo concerto, l’estate scorsa, e mi si è aperto un mondo, completamente. Ho visto come funziona Vasco, che cosa comunica, come parla alla gente, cosa vive la gente ascoltandolo. Ho recuperato tutta la sua discografia e ora sono diventato proprio supporter pieno, ho già programmato di andare a rivedere un suo concerto. Ho voglia di spaccare come ha fatto lui, con molta umiltà, perché così deve essere difficilissimo e mezzo impossibile, però di arrivare alla gente come lo fa lui, in questo senso mi sentirei soddisfatto.

Infatti quando hai detto che vai a Sanremo senza l’ambizione dei primi posti, ho pensato subito a Vasco Rossi perché lui era sempre ultimo ma poi ha macinato.

Ma sai, alla fine la televisione è piatta, nel senso che ci sono tante sfaccettature che non vedi, non c’è l’atmosfera della musica live, non ci sono tante cose che poi, nel momento in cui vai a vedere un artista a un suo concerto, sono diverse. Quindi secondo me anche questo alle volte può generare dei sistemi di comprensione che fanno finire Vasco Rossi o Tananai per arrivare ultimo.

Tu però questa eventualità non la temi, giusto?

Dovessi arrivare ultimo, c’è una parte di me che ovviamente un po’ ci rimarrebbe male. Cioè, ci rimani male se arrivi ultimo! Allo stesso tempo, ti dico che c’è una parte di me, però, che si gaserebbe anche, perché credo fermamente in quello che faccio, non sarà una classifica di Sanremo a farmi dire “sto sbagliando tutto”, perché non è assolutamente così. E l’ho visto stando ai miei concerti, parlando con la gente, vedendo come mi parlano i miei amici quando vengono a Sanremo Giovani, mi conoscevano già quando andavo a registrare nel bugigattolo sotto casa mia e vedono che io in sei anni di lavoro non ho mai smesso di mollare un colpo. Questo, secondo me, è quello che conta. C’è un obiettivo lontano che stiamo puntando da tanto e a cui arriveremo, e nulla può scalfire la mia sicurezza a riguardo. Quindi lo temo (l’ultimo posto, ndDM) perché sono semplicemente una persona sensibile ma allo stesso tempo sono tranquillissimo perché so che va oltre a tutto quello che sto facendo.

Hai visto che nelle pagelle di DavideMaggio.it al primo ascolto delle canzoni sei ben piazzato?

Grandi, grazie!

Il 10 febbraio esce il tuo album “Gira, il mondo gira”: ci sono quattro inediti che si aggiungono all’ep precedente.

Abbiamo aggiunto quattro brani che sono probabilmente alcuni dei miei preferiti di sempre, perché volevo anche dare un qualcosa in più ai fan che già conoscono l’album, rispetto a quelli che poi arriveranno e per forza di cose avranno un progetto tutto nuovo da ascoltare. Erano quattro tracce necessarie a chiudere il cerchio di un progetto che racconta di me sotto ogni punto di vista, dalla versione più veloce e adrenalinica a quella più stazionaria e statica, che ha voglia di osservare il mondo che gira, contro quella invece che gira col mondo che va. “Polvere” entra perfettamente in questo progetto che racchiude tutte le versioni di me. Dunque, sarei felicissimo se chi mi ascolterà con “Polvere” in televisione aprisse Spotify e andasse ad ascoltare brani come “Bianca”, in cui credo tantissimo e che mi rappresenta moltissimo.

Dopo Sanremo cosa farai?

Devo capire se ci sono questioni lavorative importanti, immagino ci saranno altre cose da fare di lavoro, ma ho anche bisogno di tornarmene a Genova, a casa dalla mia famiglia, dai miei amici, prendermi un attimo di tempo per vivermi della sana normalità. E poi si lavora subito per i concerti, perché ci saranno i live ad aprile (il 6 ai Magazzini Generali di Milano, il 16 a Largo Venue a Roma, ndDM) e poi voglio far aggiungere anche altre date, tra cui sicuramente a Genova, a casa mia, dove ho bisogno di suonare e sentirmi me stesso lì.

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