Se n’è parlato tanto della striscia informativa nell’access di Rai 3, talvolta anche con timore che potesse scalzare Un Posto al Sole. Tutto è servito per generare attesa per Il Cavallo e la Torre, che ha debuttato questa sera alle 20.40 – trainando la soap – con Marco Damilano alla conduzione.
Una partenza, come altre, anticipata per via delle Elezioni, perché al centro del programma c’è proprio la politica. Non quella che raccontano tutti i giorni i tg e i talk, ma quella vista dalle persone, da chi è lontano dal potere e con ogni probabilità il prossimo 25 settembre resterà lontano anche dalle urne. Damilano parte proprio da qui, precisamente da Pescopennataro, un comune della provincia di Isernia (Molise), che rischia di diventare un paese fantasma, sempre più vecchio sulla carta d’identità e sempre più solo. Niente nuove nascite, niente scuole, soltanto un silenzio che viene ogni tanto rotto dalla campagna elettorale; perché i voti hanno tutti lo stesso peso, anche quelli di Pescopennataro.
Più che una striscia informativa, è sembrata inizialmente una noiosa docu-serie, lontana dalla realtà di questi giorni che racconta di una tv che corre per tornare prima del previsto. Era invece la spinta che il giornalista e conduttore romano ha scelto per salire in cattedra; dando voce al comune molisano e in generale a quei 16 milioni di elettori che ad oggi riempiono la casella dell’astensionismo, Damilano bacchetta i leader politici, (ri)chiamandoli uno ad uno per nome e cognome:
“Cara Giorgia Meloni, caro Enrico Letta, caro Matteo Salvini, caro Giuseppe Conte, caro Silvio Berlusconi, caro Carlo Calenda, caro Lotito. Insomma, cari tutti leader che vi contendete la guida, quei 16 milioni di persone non sono un numero, sono persone, sono un popolo, una parola molto abusata, tradita negli ultimi anni e che forse va recuperata. Sono le persone di cui la campagna elettorale non parla. A molto possono rinunciare, ma non alla dignità e non alla speranza. Buonasera“.
Il messaggio è chiaro: togliendo la dignità si tolgono anche i diritti, tra cui quello di votare. Dieci minuti scarsi di programma, otto dei quali dedicati ad un piccolo paese che rischia di essere dimenticato, per una lezione studiata e impartita da Damilano quasi nei titoli di coda, come fosse una stoccata che non ammette replica né discussione. Se era lecito sospettare chi fosse la torre degli scacchi, simbolo di chi fa una mossa ripetitiva, a sorprendere è l’identità del cavallo che salta e spiazza: è proprio Marco Damilano. Se questo è l’intento della striscia, tanto di cappello. E alla prossima lezione.
1. Luigi_FI ha scritto:
30 agosto 2022 alle 08:55