Giunge a conclusione anche l’undicesima stagione di MasterChef e, tra i quattro finalisti che si sfideranno questa sera alle 21.15 su Sky Uno nell’ultima puntata, ci sono almeno due persone che meriterebbero la vittoria a mani basse. Segno che il casting dei giudici Bruno Barbieri, Giorgio Locatelli e Antonino Cannavacciuolo ha funzionato e che, nonostante alcune eliminazioni precoci e altre eccessivamente rinviate, in finale ci sono arrivate per una volta proprio le persone giuste. Vediamo chi sono.

Quest’edizione del cooking show ha tirato fuori dal cilindro due veri talenti, molto diversi tra loro eppure uniti da caratteristiche quali la tenacia, la passione e l’estro: ci riferiamo a Tracy Eboigbodin e Carmine Gorrasi. La prima, trentunenne nigeriana ma ormai veronese nel midollo, con la sua energia e i suoi accessori ha colorato la MasterClass, portandoci dentro l’Africa: precisa, ambiziosa, forte e allo stesso tempo fragile, Tracy ha sempre stupito per le sua inventiva, colpendo al cuore giudici e pubblico per la sua storia personale molto difficile e la voglia di scriverne una tutta nuova e meritatissima.

Il suo grande competitor è il diciottenne salernitano che chiama Barbieri “prof” e che Locatelli ha adorato al primo sguardo. Sarà l’età, saranno i capelli scuri e ricci, fatto sta che “Carmàin” ricorda Valerio Braschi, il talento che vinse il programma nel 2017: giovanissimo ma innamorato della cucina, diverso dai propri coetanei perchè già concentrato sul suo avvenire – che immagina solo e soltanto tra i fornelli – è stato capace di mixare sperimentazione e piatti classici, riscoprendo le proprie origini da lui sempre un po’ messe da parte in nome dei viaggi e della voglia di fuggire all’estero.

In finale con Tracy e Carmine c’è Lia Valetti, trentenne di Costermano sul Garda che ha raccolto un bel po’ di inimicizie nel suo cammino in MasterClass, ma non si è lasciata distrarre da nulla e nessuno: preparata, all’apparenza sicura di sé e con quel sorriso un po’ principesco che alle colleghe di brigata suonava falso, si è imposta all’attenzione generale incorrendo in pochi scivoloni, senza tuttavia brillare mai in modo particolare.

Stesso discorso per il quarto ed ultimo finalista, il ventenne piemontese Christian Passeri: che abbia talento è evidente, che abbia superato i suoi limiti anche, amalgamandosi al gruppo nonostante le difficoltà dovute alla sindrome di Asperger, eppure i suoi piatti non hanno mai emozionato come avrebbero dovuto, rendendolo l’anello più debole della finalissima. Chissà che non possa riservare un’ultima definitiva sorpresa.

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