“La verità mi ha sempre curato“. Il “tredicesimo” passo del percorso dell’alcolista Tiziano Ferro è la pubblica confessione. Il cantante si è raccontato con intensità ad Amazon Prime Video in un documentario, ricco di immagini, parole, storie.
Lungo il cammino dei suoi primi 40 anni, un terreno minato da bullismo, problemi di peso, omosessualità nascosta e alcolismo. Tiziano ne parla, alternando lucidità e drammaticità, senza dare troppe risposte, nel fine ultimo di mostrare la vulnerabilità dei demoni che infestano l’anima. Più che un’opera di proselitismo, però, Ferro è un manifesto personale, originato da un’idea e un bisogno precipuo del protagonista di urlare il dolore taciuto e celebrare la sua rinascita. Tiziano si spinge oltre in maniera consapevole, abbandonandosi al flusso di ricordi senza mai tradirsi.
Non c’è qualcuno a fare domande e si sente. Così si narra di momenti difficili evitando di scendere nei dettagli di episodi specifici, aspetto che fa perdere di concretezza al racconto. Fatti nudi e crudi avrebbero forse acceso lo spettatore curioso ma sarebbero stati cazzotti più efficaci per veicolare messaggi. Allo stesso tempo si sorvola su alcune vicende, che potevano essere chiarite, o su alcuni passaggi della sua storia, sempre un po’ cupa (come la stessa fotografia sottolinea). Eppure Tiziano Ferro è uno che fin da subito nella sua vita si è riscattato. Probabilmente per farsi capire fino in fondo c’era bisogno di sviscerare qualche altro aspetto o indugiare su alcuni di essi.
I traguardi da cantante e i benefici sono elementi secondari di questo ‘mai una gioia d’autore‘ che, al contrario, pone l’accento sulla normalità di Tiziano Ferro come antidoto e specchio del suo carattere. Come se poi la normalità poi fosse davvero gironzolare tra le corsie del supermercato (con in tasca il denaro necessario a comprarselo il supermercato).
Lo sforzo di Amazon è nel complesso ben riposto, sebbene il documentario potesse essere condensato: l’ultima parte vorrebbe chiudere un cerchio ma finisce per risultare ripetitiva. E tra le sere nere un’ottimistica risata ci poteva pure scappare.
1. PeppaPig ha scritto:
13 novembre 2020 alle 11:15