11
luglio

Netflix & Co.: la scelta è libertà e condanna

Schermata di Netflix

La libertà di scelta dell’uomo non rappresenta la sua grandezza, ma il suo permanente dramma. Le parole del filosofo danese Kierkegaard ci riecheggiano nella mente ogni volta che si parla dell’avvento della nuove tv in streaming. Netflix & Co. hanno fondato la loro strategia sulla libertà di scelta: puoi scegliere quello che vuoi, quando vuoi. Ma se la killer application degli over the top fosse anche il loro tallone d’Achille? E se il palinsesto non fosse una cosa così anacronistica e poco funzionale?

La massa rivede sempre gli stessi film, ascolta sempre le stesse canzoni, preferisce sempre gli stessi canali e gli stessi volti mentre la novità fa fatica ad attecchire a meno che non arrivi da microscopiche nicchie o sia imposta da chi ha tante risorse e mezzi (tradotto: un palinsesto forte e fidelizzato). Cosa scegliere tra 5000 titoli? E perchè?

Allo stesso tempo la visione della tv è spesso abbinata ad altre attività, soprattutto in determinate fasce orarie e/o per determinate tipologie di pubblico, e, dunque, perdere tempo a scegliere risulta superfluo, oltreché gravoso. Non è un caso, del resto, che il palinsesto della tv tradizionale viva di flussi e di traini. Anche quando si ha voglia di abbandonarsi ai piaceri del piccolo schermo e rilassarsi, non è detto che abbia voglia di lasciarsi coinvolgere da un annoso processo decisionale. Va da sè che in presenza di contenuti forti “già scelti” a priori il discorso cambia. La decisione, poi, di “non scegliere” la tv generalista, con la quale c’è un forte legame ed è condivisa in ogni momento con un pubblico definito, è poi essa stessa una presa di posizione.

Chi forse ha capito per primo che la scelta è libertà e condanna è forse paradossalmente proprio Netflix. Uno dei fattori fondamentali nell’ascesa dell’azienda americana, rispetto ad altri servizi analoghi (che poi si sono adeguati), è verosimilmente l’alleggerimento del travaglio della scelta. La tv on demand cerca di customizzare l’homepage (anche se il lavoro matematico sui big data degli utenti non sarà mai perfetto) e appena si finisce una serie ne propone un’altra cercando di creare un flusso e di rendere allo spettatore meno complicato il processo di scelta.

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