Si commuove, Veronica Pivetti. Guardando in anteprima coi giornalisti uno spezzone dell’undicesima stagione di Amore Criminale - di cui è la nuova conduttrice – l’attrice nasconde a fatica le lacrime. “Prima che attrice e conduttrice sono anche donna, ed è difficile accettare che succedano queste cose” dice, riferendosi ad una delle storie di femminicidio che lei stessa racconterà su Rai3. Da domenica 14 gennaio, in prime time per otto puntate, Pivetti guiderà la trasmissione che si occupa di denunciare e combattere la violenza sulle donne attraverso testimonianze e ricostruzioni in docufiction. Ogni appuntamento sarà preceduto da un’anteprima a cura di Matilde D’Errico, storica autrice ed ideatrice del format, che affronterà un tema specifico (la violenza psicologica, la violenza assistita, lo stalking, i centri antiviolenza, la tratta delle schiave…) e intervisterà una donna sopravvissuta. Poi la parola passerà a Veronica Pivetti, ed il racconto – struggente, a tratti crudo – entrerà nel vivo.
Veronica, il direttore di Rai3 ha detto che il tuo sarà un racconto “meno noir” rispetto alle passate edizioni. In che senso?
Purtroppo il noir ce lo mettono moltissimo le storie. Io sono tutto fuorché un personaggio noir, credo. E penso di essere stata chiamata per la mia ‘normalità’, per il fatto che sono una persona che parla in maniera molto diretta, confidenziale. Credo che ci sia bisogno di parlare di questo tema alle donne proprio in maniera molto diretta e con grande amicizia. Ed io sono qui per questo. Sono al servizio di questo programma e quindi di questo tema, di questa grave e terribile piaga.
Hai detto che ad Amore Criminale non intendi rinunciare alla tua emotività…
Mi è impossibile. Sono tutte storie terribili, molto dolorose, ed io sono fatta così: sono molto emotiva e quindi, quando ho letto queste storie prime di iniziare le registrazioni, è stato uno strazio.
Questo programma evoca il qualche modo la questione molestie di cui si parla sui giornali. Che ne pensi?
Sono due argomenti assolutamente separati. E’ completamente diverso da quello che raccontiamo. Hollywood e lo star system è una cosa, serissima da affrontare e dibattere – e mi pare lo si stia facendo, giustamente – mentre noi siamo in tutt’altra zona. Noi parliamo di persone che non fanno parte dello star system, persone normalissime il cui quotidiano è avvelenato da questo dramma. Per cui noi ci occupiamo di quello e non dimentichiamoci che qui le storie finiscono con la morte delle vittime.