
23
febbraio
La Porta Rossa: una mescolanza di stili che spiazza ma funziona

La Porta Rossa
Onore al merito: La Porta Rossa ha conquistato il 13% di share con la sua prima puntata consegnando a Rai 2 la leadership del prime time di ieri, mercoledì 22 febbraio 2017. Segno che la sperimentazione messa in atto di recente dall’azienda pubblica incuriosisce il pubblico e che i nuovi linguaggi della fiction funzionano, permettendo alla stessa di uscire dalla sua comfort zone di commedia investigativa/resoconto storico ed andare oltre per offrire qualcosa di nuovo e ben confezionato. Ma, attenzione: da qui a parlare di capolavoro ce ne passa.
La Porta Rossa: toni cupi e troppi salti temporali destabilizzano
La fiction firmata da Carlo Lucarelli è cupa e fredda, a dispetto dei tanti sentimenti e delle tante lacrime messe in scena. E’ un prodotto difficile perchè spietato fin dalle prime battute: nella migliore delle ipotesi, quando e se Cagliostro avrà salvato sua moglie, i due dovranno nuovamente separarsi e questa volta per sempre.
Una storia che inizia togliendo ogni speranza di un lieto fine destabilizza. E non aiutano i vari salti temporali, che generano confusione, con l’ormai abusato flashback (che qui si poteva anche evitare) seguito da un flashforward che preannuncia nuovi pericoli. E al centro del vortice personaggi talvolta troppo scritti, troppo delineati, quasi amplificati, in una sorta di iperrealismo che fa a pugni con la linea sovrannaturale inserita.
Tuttavia, nonostante l’angoscia crescente e la trama stile Ghost, il pubblico è rimasto sintonizzato e si è lasciato conquistare. Merito probabilmente degli attori credibili (qui la nostra intervista a Gabriella Pession), delle musiche giuste, di una Trieste che ha fatto da cornice silenziosa ed affascinante e del coraggio che si è avuto nel proporre una storia sulla carta strappalacrime ma in video molto strong, dura. In una sola parola “spiazzante”.
Come spiazzante è stata l’attesa scena del mancato trapasso, con la simbolica porta rossa – così importante da dare il titolo a tutto il progetto – che tutto sembrava fuorché rossa. Che dire? Misteri d’autore.


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