Se c’è una parola che mamma Rai spesso non riesce a dire è “Basta”. Curioso, poi, che sia proprio la prima parola che viene in mente al telespettatore medio che si sintonizza il sabato mattina su Raidue e si ritrova catapultato nel regno di Guardì. Mezzogiorno in famiglia è tornato in onda da sabato 17 settembre, portandosi dietro il suo mitologico carrozzone di giochi, canti e balli.
Dopo tanti anni ormai è chiaro che questa trasmissione sta agli adulti come la verdura ai bambini: si fa fatica a mangiarla, ma poi tocca ammettere che male non fa. Quest’anno due nuovi conduttori al timone: Massimiliano Ossini e Manila Nazzaro. Belli e bravi, nulla da dire. Ma un dato è ad oggi incontestabile: Ossini mostrava più sintonia con gli opossum di Cronache animali che con la sua nuova collega. Niente da fare. Lui ride, lei parla. Lui parla, lei dà la pubblicità. Aspettiamo di vedere che lei parli e lui non ascolti e inizieremo a pensare che sono come una comune coppia sposata. Fortunatamente il buon Friscia e la sua comicità casareccia, oltre ad un Paolo Fox ormai con più proseliti di una religione monoteista, riescono ad oliare una macchina ancora arrugginita e a restituire al telespettatore un ritmo più lineare e godibile.
Comunque tanto di cappello al maestro Guardì. Nella gara dei palinsesti tv a sfornare il prodotto più fresco su piazza, lui se ne frega e ci rifila il suo polpettone immortale. E non a torto. Fra la gara dei Comuni meno comuni d’Italia, il gioco della mela da passarsi di bocca in bocca che fa tanto anni’90, l’indovinello telefonico alla casalinga stordita che confonde le rime di Fedez con gli acuti di Massimo Ranieri, Mezzogiorno in famiglia si è guadagnato il suo pubblico di affezionati che insiste e resiste. Perché la struttura molto elementare, il linguaggio semplice e poco ambizioso, le scenografie che sembrano le stesse da 2 lustri e mezzo, paradossalmente, sono proprio le peculiarità che rendono “familiare” il noioso, e “rassicurante” la mancanza di guizzi.
Si ha l’impressione che la stessa trasmissione, ad esempio, in casa Mediaset farebbe degli ascolti così bassi da sdoganare i numeri negativi nell’Auditel. E il motivo è semplice: Mezzogiorno in famiglia è made in Rai fino al midollo. E’ come Pippo Baudo: gli puoi contestare che gli anni d’oro sono passati, ma nessuno si azzarderà mai a minare la sua professionalità o la sua presenza in tv. E’ come un dogma: non ti fai troppe domande, lo accetti e amen.
Il fantasma di Amadeus aleggia ancora negli studi di Raidue, e questo è palpabile. Ma gli sforzi delle due giovani new entry si vedono e vanno apprezzati. Magari la ruota tornerà a girare senza intoppi come negli anni passati o magari no, ma un concetto va accettato con mesta rassegnazione: Mezzogiorno in famiglia è come il canone Rai, nessuno dirà mai di volerlo pagare volentieri, ma alla fine nessuno –o quasi- ne farà a meno.
1. Matteo G. ha scritto:
2 ottobre 2016 alle 13:38