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L’ERBA DEI VICINI: IL RACCONTO DI SEVERGNINI PENSA EUROPEO MA PARLA ITALIANO

di Marco Leardi

24/11/2015 - 11:55

L’ERBA DEI VICINI: IL RACCONTO DI SEVERGNINI PENSA EUROPEO MA PARLA ITALIANO
Beppe Severgnini, L'erba dei vicini

L’Erba dei vicini è quasi appassita. E pensare che Beppe Severgnini ci aveva messo impegno per farla crescere nel giardino di Rai3. In prime time, il giornalista e conduttore ha portato un programma dal respiro europeo, pensato per confrontare l’Italia con altre grandi nazioni in una competizione amichevole. Un’idea interessante e ambiziosa, che tuttavia non ha trovato una realizzazione piena e al passo con l’attualità.

Il programma, infatti, sarebbe stato davvero innovativo se trasmesso qualche anno fa. Oggi, invece, esso risulta gradevole ma anche anacronistico se raffrontato alle recenti notizie e ai fatti che stanno plasmando l’Europa. Devono essersene accorti anche gli stessi autori della trasmissione, che in apertura di puntata hanno piazzato un monologo del conduttore (promosso al suo debutto in questo ruolo) ed un’intervista dedicati alla stringente attualità.

Ieri, ad esempio, il confronto tra Italia e Francia è iniziato con riferimenti inevitabili ai fatti di Parigi (lo stesso era accaduto settimana scorsa). Poi, però, la trasmissione è entrata nel vivo e addio all’attualità. Per parlare di giovani e lavoro, Severgnini ha persino riesumato l’ex ministro Elsa Fornero, emblema tutto italiano di una stagione ormai passata. Anzi, “rottamata”. A seguire, il programma ha affrontato altri aspetti della sfida Italia-Francia, talvolta scivolando nella banalità.

Si mangia meglio a Verona o a Lione? Si vestono meglio le milanesi o le parigine? Le domande poste da Severgnini ai suoi ospiti spesso non brillano per originalità né per capacità di analisi. Il conduttore per dare ritmo alla serata invita i suoi interlocutori a risposte brevi, che tuttavia non consentono ai telespettatori di farsi un’idea approfondita sugli spunti offerti. Così, il paragone tra i due Paesi sfidanti si risolve con un affresco impressionista in cui non mancano pennellate di retorica e sfumature stereotipiche.

La doppia votazione richiesta al pubblico in studio e da casa per decretare la nazione ‘vincente’ è una trovata divertente e funzionale al gioco, pur nel suo valore empirico. Alla fine, dopo due ore di chiacchiere, di battute e raffronti, si tirano le somme sulla performance del Belpaese. Il tele-responso non può mancare nemmeno a L’erba dei vicini, un programma che sogna di essere europeo ma che parla decisamente italiano.

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8 commenti su "L’ERBA DEI VICINI: IL RACCONTO DI SEVERGNINI PENSA EUROPEO MA PARLA ITALIANO"

  1. Io personalmente discuto le risposte degli esperti e dei personaggi di spessore. Li non ho visto alcun approfondimento. Non mi ha aggiunto nulla rispetto a quello che so.

  2. livia guglielmi dice:

    @Leardi- Risposte banali date al conduttore ?Cosa avrebbero dovuto fare? afferrare il microfono e sfruttare l'occasione per un provino? Sono ragazzi abituati a fare più che a dire, non hanno la faccia tosta televisiva ma la sostanza. Non c'era banalità nelle loro risposte o l'ipocrisia tipica di certi contesti mediatici. Chi ha figli all' estero sa che i ragazzi vivono esattamente come hanno cercato di dire, in modo essenziale, i quattro da Parigi. Quel tipo di ragazzi dimostra non a chiacchiere ma sul campo cos'è la condivisione, la curiosità e l'interesse nei confronti di culture diverse, il non aver paura. Colpiscono loro proprio per questo. Le domande apparentemente banali poi, servono a dare leggerezza al programma. L' ironia è sempre utile ed attuale, guai invece a chi si prende troppo sul serio senza esserlo.

  3. @Livia Guglielmi. Infatti nel pezzo si precisa come la parte iniziale del programma sia quella davvero attuale. La testimonianza dei ragazzi residenti in Francia (nulla di eccezionale, vista anche la banalità delle risposte date al conduttore) è avvenuta proprio in questo segmento. Piccioni in Italia e gabbiani sulla manica: chi ci convive meglio? In effetti, la grande utilità (e attualità) del programma la si ritrova soprattutto in domande come questa.

  4. Livia Guglielmi dice:

    Perchè anacronistico? Avete idea di quanti ragazzi italiani studiano a Parigi?La prima comunità di studenti stranieri a Parigi è italiana. Per chi ha figli che studiano o lavorano in Europa, e in questo momento si chiede con grandi patemi d'animo se ne valga la pena, il programma è di grande utilità. Avete visto la settimana scorsa ( la, articolo determinativo) quei quattro ragazzi italiani residenti in Boulevard Voltaire? Li avete trovati anacronistici? Ne sapevate qualcosa prima? O siete troppo impegnati a promuovere programmi frequentati da tronisti o aspiranti tali?

  5. Effettivamente le domande del conduttore agli ospiti non brillano di spessore e soprattutto, malgrado lui rivendichi un programma dove il conduttore parla poco per lasciare spazio agli ospiti, non si approfondisce un granché. Si chiede a un ospite dove vorrebbe iniziare la sua carriera (a Milano o a Parigi) se potesse tornare indietro e dopo aver sentito la sua risposta non viene chiesto all'ospite di giustificare la stessa. Vabbé.

  6. Io lo trovo un programma molto interessante. Offre diversi punti di vista sui nostri "colleghi" europei e ci permette un confronto che a mio avviso non sfocia nel banale. Certo sarebbe meglio lasciare piu tempo agli ospiti per poter fotnire risposte chiare ed esaustive, ma tutto sommato il programma è godibile e originale. E poi bisogna riconoscere che Severgnini non è un conduttore di professione, ed è riuscito lì dove altri più esperti di lui hanno miseramente fallito.

  7. "si vestono meglio le francesi o le parigine?"

  8. "lo stesso era accaduto settimana scorsa"... Per favore, USATE gli articoli!!! "..era accaduto LA settimana scorsa".