Ora in tendenza

L’Altro Ispettore, il dramma lento ma emozionante del servizio pubblico

Stefania Stefanelli

di Stefania Stefanelli

03/12/2025 - 12:47

L’Altro Ispettore,  il dramma lento ma emozionante del servizio pubblico

© Mongini Comunicazione

3.2 /5

Va tutto troppo veloce e io sono troppo lento“. Così Domenico Dodaro (Alessio Vassallo) racconta se stesso ne L’Altro Ispettore, e le sue parole sono proprio l’emblema della serie Rai di cui è protagonista: un racconto dal ritmo diluito, intimista, timido quando racconta i sentimenti e per questo una voce fuori dal coro adrenalinico della serialità di oggi.

Ogni episodio si apre con la presentazione della vittima, ovvero di chi va al lavoro ignaro del fatto che un incidente cambierà la sua vita, molto probabilmente togliendogliela. Su quell’incidente l’ispettore andrà ad indagare proprio come se fosse un poliziotto, ma va da sé che il clima generale della serie sia grave e struggente, perchè non c’è scampo per nessuno.

Tantomeno per il protagonista, un uomo buono e delicato, un po’ fuori contesto nel mondo frenetico che lo circonda. Che non si è arreso alla perdita del padre quand’era ancora un ragazzino e che non riesce ad andare avanti a maggior ragione dopo la morte della moglie, che lo ha lasciato “con l’amore in bocca“, come canta l’incisiva colonna sonora dei Santi Francesi.

Domenico, o Mimmo, ha ancora l’anima pura di un ragazzino idealista ed è con questo spirito che si approccia al suo lavoro, mentre cerca di fare i conti con il suo ruolo di padre single, con le nuove donne che si presentano sul suo cammino e con l’indagine personale che porta avanti per scoprire la verità sulla morte del genitore. Mentre il più caro amico Alessandro (Cesare Bocci) gli sottrae prove per impedirgli di riuscirci.

Tanto dramma e poco ritmo, ma con buone intenzioni

Tutto, incluso questo, è svelato subito e senza preamboli, il che rende la narrazione sì emozionante ma poco avvincente. E così, considerata anche l’ora d’inizio della prima serata, lo spettatore rischia seriamente di assopirsi e perdere la concentrazione.

Nonostante ciò, e nonostante alcuni passaggi banalotti della sceneggiatura – una madre che, dopo poche ore dalla morte della figlia, dice che il suo più grande desiderio è che non ci siano più morti sul lavoro, non vi ricorda forse le Miss Italia che sognavano la pace nel mondo? – la serie resta un buon progetto. Soprattutto perchè le storie raccontate sono ispirate a veri casi di cronaca e dunque fungono anche un po’ da servizio pubblico.

Lascia un commento