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Lazarus: più che un thriller, un’allucinazione

Stefania Stefanelli

di Stefania Stefanelli

04/11/2025 - 16:24

Lazarus: più che un thriller, un’allucinazione

© Prime Video / Ben Blackall

2.5 /5

Ci sono due cose degne di nota nella serie Prime Video Lazarus: la prima è l’incipit, che scatena un bel fuoco narrativo destinato però ad essere annacquato poco a poco fino a spegnersi inesorabilmente; la seconda è il cast, con a capo il “nostro” Conte di Montecristo Sam Claflin, la cui interpretazione convince dall’inizio alla fine, ma da sola non basta a dare spessore al prodotto.

Lazarus è un thriller, in teoria. Nella pratica è un’indagine infarcita di momenti sovrannaturali che risultano poco credibili, contribuendo a rendere confusa l’identità di un racconto che va avanti per sei episodi con colpi di scena piuttosto prevedibili.

Ottime le prove di Sam Claflin e Bill Nighy

Joel Lazarus è uno psichiatra che non ha mai superato il trauma per la morte della sua gemella, barbaramente uccisa da qualcuno che non è stato identificato. Quando anche il padre (un ottimo Bill Nighy) muore in circostanze da verificare, Laz torna a casa e si ritrova circondato da fantasmi/proiezioni che lo scambiano per il genitore e vogliono fare terapia con lui.

Mentre cerca di capire cosa è successo a tutti loro, e si ritrova anche a confronto con i suoi cari scomparsi, collabora con le forze dell’ordine e con ignari civili che gli danno credito per non precisati motivi. Dando vita a scene assurde che sembrano quasi delle gag e che, dato il clima drammatico, risultano inopportune.

La storia finisce per attorcigliarsi su se stessa – come buona parte di quelle ideate Harlan Cobens – e la visione è resa ancor meno soddisfacente dal lancio su una seconda stagione che, conclusa la prima indagine, ne apre un’altra altrettanto personale e inquietante. Della serie: più sfortunato di questo povero lazzaro non c’è nessuno.

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