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Running Point: la rinvincita delle donne sul campo (da basket)

Stefania Stefanelli

di Stefania Stefanelli

04/03/2025 - 15:38

Running Point: la rinvincita delle donne sul campo (da basket)

© Netflix / Katrina Marcinowski

3.9 /5

Alle donne non bastano le crociate femministe e i buoni propositi sulle pari opportunità. Serve abbattere i pregiudizi su quello che possono o non possono essere o capire. E a dirlo con il sorriso, senza tante storie, è la nuova serie Netflix Running Point.

Il testosterone che circola in una squadra di basket americana e nella sua dirigenza tutta al maschile nulla può dinanza alla forza prorompente di Isla (Kate Hudson), che ne diventa a sorpresa presidente e deve far valere la sua autorità contro ogni pregiudizio.

Gli unici a credere in lei sono il fratello maggiore e la sua migliore amica, mentre tutti gli altri non la prendono sul serio, dal momento che non solo è donna, ma ha anche un passato fatto di frivolezze e scivoloni che l’aveva resa la classica ereditiera senza sostanza né voglia di impegnarsi.

Running Point: un racconto leggero ma ricco di spunti di riflessione

La serie, composta da dieci episodi da mezz’ora circa, racconta la sua scalata al successo e all’affermazione del proprio valore con grande leggerezza: tra gag, allenamenti e riunioni dirigenziali al fulmicotone, la protagonista dimostra di aver incamerato dall’infanzia una conoscenza strepitosa del basket e delle sue regole, tirando d’impaccio la famiglia e risollevando le sorti dell’azienda.

E tra una sessione di shopping rilassante e tutti gli spendidi abiti che Isla ha modo di sfoggiare, proprio la famiglia si rivela il nodo centrale del racconto. La famiglia allargata, la sua accettazione, il concetto di accoglienza ma anche la squadra e l’amicizia quali famiglie putative in grado di sostenere e dare uno scopo.

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