Il mondo delle frequenze è in subbuglio dopo la notizia di ieri che racconta di un interesse di Mediaset per l’acquisto de La 7. Fatto già di per sé pieno di valenze degne di cronaca, ulteriormente rimbalzato all’attenzione per l’intervento chiaro e diretto di Enrico Mentana, simbolo della transizione a una sorta di triopolio che ha tolto forza al network di Cologno Monzese.
Lui che con il Biscione ha avuto una storia lunga, lui che ha scippato alla concorrenza anche Cristina Parodi, nonostante per ora la signora Gori stia faticando parecchio con l’Auditel, lui che a Matrix era riuscito a rintuzzare in un angolo il Premier che cercava di spiegare come indicare le preferenze sulla scheda, lui che dopo il grande affronto del Grande Fratello aveva preferito peregrinare come l’Enea degli ultimi quadri narrativi dell’Iliade. Lui che è il primo a commentare il rilancio dell’offerta, il primo ad annunciare una nuova Odissea per il tubo catodico pur di non sottostare alle magie di Circe Mediaset – Berlusconi. Queste le sue dichiarazioni, nell’editoriale del Tg di ieri sera (video al termine dell’articolo):
”Se Berlusconi torna premier avrebbe il controllo di Mediaset, di gran parte della Rai e con la7 controllerebbe tutta l’informazione in chiaro, forse è un pò troppo…[..] Personalmente – ha aggiunto il giornalista – tre anni e mezzo fa lasciai non per mia scelta, fu una rottura sulla libertà di informazione e per coerenza e dignità mi dimetterei da questo Tg’‘
E si chiede:
“Può una simile corazzata, può un simile Paradiso digitale terrestre di decine di canali volere anche questi altri canali? [...] Forse un po’ troppo. Oppure no? E’ la domanda che bisogna fare ai regolatori, alle autorità garanti”
Mettendo ordine ai pensieri e alle valutazioni, così parlò il Mitraglietta invece al Corriere della Sera:
“Certi Guelfi o Ghibellini vedono la mia presa di posizione come una sorta di tardiva riproposizione dell’antiberlusconismo. Ma c’è chi non ricorda, o non vuole ricordare, che un anno fa dissi più o meno la stessa cosa quando si parlò di un possibile interesse di Carlo De Benedetti. Dissi che la situazione migliore per La7, per la sua libertà, è un editore non ’sessuato’ politicamente”.
Nella sua nuova analisi non manca un bilancio del vecchio sistema di duopolio, ormai spezzato, se non nell’immaginario di qualche parte abbastanza isolata di popolazione:
“Ho gia’ fatto la mia parte di strada con Mediaset. Un lungo periodo fatto anche di momenti esaltanti e di completa liberta’ di decidere cio’ che volevo [...] non siamo uomini per tutte le stagioni. Almeno non lo sono io. Non dimentico che sono arrivato qui a La7 dopo essere stato licenziato in tronco in una notte da Mediaset, e non ero l’ultima ruota del carro. Non serbo rancore. Ma ero diventato incompatibile con un progressivo andazzo di quell’azienda”. [...] Il successo de La7, e del nostro Tg, sta nell’impasse del duopolio Rai-Mediaset. In quel blocco che ha dimostrato la loro impossibilita’ di ‘essere normali’. Cioe’ liberi e indipendenti“.
Il no anche ad un’eventuale proposta di dirigere il primo tg nazionale sull’ammiraglia di Stato, che vede ancora troppo sotto scacco rispetto alle logiche di lottizzazione, all’interno delle quali il governo Monti può giocare in sordina:
”Parliamo di una Rai che continua, nonostante i diversi nomi al comando, ad essere emanazione diretta del sistema dei partiti. [...] Esistono le regole. Delle due, l’una. O le leggi attuali, e l’antitrust, permettono a Mediaset un possibile acquisto degli asset televisivi di Telecom. E Monti non c’entra. O non lo permettono. E Monti non c’entra”.
Ecco il video dell’editoriale:
1. Andrew ha scritto:
16 settembre 2012 alle 20:08