Non servono i consigli di Enzo Miccio per sapere che il nero sta bene su tutto; è il passepartout per ogni occasione, un “must” di cui non si può fare a meno. Ma quando si è in prigione, e il tutone da caserma rappresenta l’unico pezzo forte del guardaroba, è l’arancione che diventa il nuovo nero. Da questa sera alle 23:00 su Rai4 arriva finalmente in chiaro la prima, pluripremiata stagione di “Orange is the new Black“, la serie rivelazione del 2013 ambientata all’interno di un carcere femminile.
Orange Is The New Black: la trama
La serie – tratta dal memoir di Piper Kerman intitolato “Orange Is the New Black: My Year in a Women’s Prison” e trasmessa in streaming sulla piattaforma Netflix – è un dramedy che racconta le vicende di Piper Chapman (Taylor Schilling), una trentenne medio borghese che viene condannata a scontare 15 mesi nella prigione federale di Litchfield per aver trasportato una valigia piena di soldi per conto di Alex Vause (Laura Prepon), una trafficante di droga internazionale un tempo sua amante. Piombata in una realtà conosciuta finora solo tramite libri e quotidiani, ne viene sopraffatta: ma si sa, l’istinto di sopravvivenza, se sollecitato da eventi e incontri inaspettati, può portare a conseguenze poco prevedibili. Durante la sua prigionia, Piper cercherà non solo di reagire allo shock iniziale e ricavarsi così uno spazio nella gerarchia delle detenute, ma si troverà anche a riesaminare la sua relazione con Alex, finita dietro le sbarre con lei. Le vite delle due protagoniste si intrecceranno con quelle delle altre “tute arancio”, tra cui spiccano Galina “Red” Reznikov (Kate Mulgrew), figura materna addetta alla cucina con un passato legato alla mafia russa; Miss Claudette Pelage (Michelle Hurst), la compagna di stanza di Piper; la violenta Suzanne “Occhi Pazzi” Warren (Uzo Aduba, premiata con un Emmy per questo ruolo); la ninfomane Nicky Nichols (Natasha Lyonne, vera detenuta per guida in stato di ebrezza nel 2001, per aver creato zizzanie nell’appartamento dell’attore Michael Rappaport presso il quale era in affitto nel 2003, e per aver assalito verbalmente e fisicamente una vicina nel 2004); la religiosa Tiffany “Pennsatucky” Doggett (Taryn Manning); la pericolosa manipolatrice Yvonne “Vee” Parker (Lorraine Toussaint) e la transgender Sophia Burset (Laverne Cox, attrice transessuale prima ad apparire sulla copertina di TIME)
Attraverso lo sguardo della protagonista, la sceneggiatrice Jenji Kohan si propone di offrire un affresco corale che indaga sull’auto-distruzione e sulla brutalità insita anche nell’animo femminile, e la prigione rappresenta solo lo sfondo nonché un’iperbole per enfatizzare questo aspetto.