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1
giugno

APOLOGIA SEMI-SERIA DELL’ULTIMO DEI NOSTRI CLOW: MAURIZIA PARADISO E IL BISOGNO DI NON AVER BISOGNO DI PAROLE

Maurizia Paradiso @ Davide Maggio .it

E’ bastato un servizio su Striscia, riproposto e arricchito sempre di suoi nuovi “tuffi“, per far diventare Maurizia Paradiso uno degli ospiti televisivi “del momento”. Per la serie “se non hai niente da dire, buttati”. Letteralmente.

La tuffatrice dalle acrobazie fake, “smascherata” dal tg satirico di Antonio Ricci (se proprio ci fosse bisogno di smascherare qualcosa), continua infatti a tuffarsi, come un cagnolino che ripete all’infinito il suo numero di riportare la palla al padrone. Sviene per onorare il suo ruolo di ospite, a Betting Channel su Sky, come a Pomeriggio Cinque, fedele al ruolo di saltimbanco che ha scelto per reinventarsi. Si, perchè adesso che il pubblico è consapevole della finzione che c’è dietro quei tuffi, adesso che nessuno si scomoda a sentirle il polso quando finge di star male (eccezion fatta per Rocco Casalino che ancora non ha ben capito le dinamiche del gioco), adesso che nessuno le crede, non resta che il circo di un numero che fa sorridere, e merita un’ospitata.

I suoi tuffi? Una vera e propria attività, come un lavoro, un hobby, che racconta con una chiarezza disarmante. “Ho iniziato a svenire nel 1992, da Magalli” – dice alla D’Urso, facendo passare gli svenimenti come una forma di protesta contro chi ha paura del suo personaggio, contro quelle produzioni che le impongono di essere quello che non è. Come se ci fosse bisogno di una rivendicazione, l’ennesima, a colpi di cadute. E la rivendicazione non è che un pretesto, per parlare di ex-fidanzate usate come copertura, di una mamma che non ha amore verso sua figlia, di problemi drammatici da risolvere con una battuta che faccia ridere il pubblico e il conduttore di turno. Così la notte passata in ospedale dopo aver mangiato una minestra che si è rivelata essere marijuana bollita – “che è porosa, sembrava d’avere in bocca Maurizio Costanzo” – è soltanto uno degli anneddoti di una vita che si fa cabaret.