Chi ha visto la prima stagione di Touch sa perchè parliamo di connessione. Chi non l’ha vista, lo scoprirà nella seconda in partenza stasera alle 21:00 su Fox. La storia riguarda un padre vedovo, Martin, interpretato da Kiefer Sutherland, e suo figlio Jake, autistico fin dalla nascita, interpretato dal bravissimo David Mazouz. Il bambino vive in un mondo tutto suo a cui il padre inizia a connettersi con l’aiuto di Clea, l’assistente sociale che protegge il loro legame da chi vorrebbe separarli. La chiave sono i numeri, l’unico strumento che Jake è in grado di usare per comunicare. Il suo però è un dono non comune, infatti i numeri che Jake vede sono l’anello di congiunzione e di svolta in situazioni che coinvolgono persone che apparentemente non c’entrano nulla l’una con l’altra.
Tentando disperatamente di aprire un canale di comunicazione con suo figlio, Martin asseconda le intuizioni del bambino e aiuta le persone con cui suo figlio lo fa entrare in contatto. Insomma, alla fine di ogni puntata, lo spettatore aveva la certezza che le rotelle delle menti degli sceneggiatori giravano senza rispettare i limiti di velocità. D’altronde la serie è di Tim Kring, già autore di Heroes che, quanto a intrecci e connessioni particolari, ha già avuto modo di dire la sua.
Nonostante l’accoglienza tiepida del pubblico d’Oltreoceano, la serie è stata confermata per una seconda stagione, in cui però ci saranno dei grandi cambiamenti. Prima di tutto di ambientazione. Infatti, da New York, Jake e suo padre si ritrovano a Los Angeles dove finalmente entreranno in “connessione” con Lucy Robbins, interpretata da Maria Bello, mamma di Amelia, la bambina la cui scomparsa è stata il fil rouge della prima stagione.