X Factor è già cosa vecchia, d’altra parte in Italia non è mai stato un grande affare, complice l’operato degli autori che hanno preferito puntare sugli effetti speciali di Luca Tommasini senza saper cogliere le vere potenzialità del format. Ora in tutto il mondo non si parla d’altro che di “The voice of”, il nuovo fenomeno per le ugole d’oro del pianeta che ha segnato il rilancio di John De Mol, l’olandese che ha portato in giro per il mondo il Grande Fratello. Il format si basa sulla classica gara canora con la particolarità che i quattro giudici del programma selezionano al buio i membri della propria squadra, senza poterli guardare in faccia ma solo ascoltando le loro voci.
Due sono le grandi novità di questo format: l’introduzione di una fase intermedia tra i casting e la fase finale, la cosiddetta “battaglia”, e un tipo di gara completamente diversa da quella portata al successo da X Factor. In tutto il lungo percorso di “The voice of” (17 puntate!) non esiste contrapposizione tra squadre ma la sfida è tutta all’interno delle squadre stesse. Dai casting alla finale, è una lotta intestina in cui i giudici fanno la parte dei bruti e sono costretti ad eliminare via via tutti i membri del proprio team, senza aver alcun potere decisionale sui concorrenti altrui.
Il format è stato testato con successo sulla rete olandese RTL 4 che ha lanciato il format davanti a 1.671.000 spettatori, chiudendo con la finale seguita da ben 3.818.000 telespettatori e imponendosi come lo show più visto degli ultimi anni. Seguono a ruota gli americani che, da intenditori del genere, hanno subito capito le potenzialità del formato. Con “The voice” la NBC conta di rompere il predominio di Fox sui talent: lo show ha debuttato lo scorso 26 Aprile con 11.8 milioni superando nel target commerciale i colossi di Ballando con le Stelle e Glee.