Il 29 settembre su Showtime partirà la terza attesissima stagione di Homeland, lo spy drama pluripremiato (e che al momento della messa in onda avrà di certo portato a casa qualche altro Emmy, viste le nomination ricevute) capace di incollare allo schermo gli amanti delle storie thriller, ma anche quelli che di solito non sono molto curiosi di sapere chi è il colpevole. L’attesa per Homeland 3 è quella dei fan esigenti, che difficilmente perdoneranno agli sceneggiatori delle “cadute di tensione”.
Si tratta di quei fan che vogliono restare con il fiato così sospeso che è un attimo e gli viene un attacco d’asma. Il trailer diffuso da Showtime sembra rispettare le aspettative e sembra che ancora una volta la trama della terza stagione ruoti attorno all’ambiguità e alla suspense, con l’aggiunta del sentimento, visto che Brody e Carrie (Claire Danes) si sono finalmente dichiarati, anche se il loro amore sembra destinato a un precoce e triste epilogo. Non è ben chiaro se i due riusciranno a ritrovarsi e a superare ostacoli che vanno al di là della paura di impegnarsi in un rapporto ma coinvolgono invece la sicurezza nazionale. Ambiguo è il loro rapporto, ambiguo il personaggio di Saul (Mandy Patinkin) e anche quello dell’agente Quinn (Rupert Friend), che entrato nel cast nella seconda stagione si è guadagnato un posto di rilievo nella terza.
Homeland però non è solo thriller e caccia alla spia. E’ lo spaccato di una nazione, gli Stati Uniti, e del rapporto che i suoi abitanti hanno con il terrorismo da un lato e con la religione musulmana dall’altro. Quello della religione è un tema che viene trattato con particolare attenzione e delicatezza. La conversione di Brody che, durante la prima stagione, appare come un indizio della sua colpevolezza diventa poi ininfluente rispetto alle sue azioni. Nella terza stagione, ad approcciarsi alla religione musulmana sarà sua figlia maggiore, una di quelle adolescenti antipatiche e immature a cui qualunque adulto assesterebbe volentieri un paio di sberle educative.