Una fiera delle vanità, è questo che sta diventando la tv italiana tutta assediata dalla spettacolarizzazione di talk show che più che informare indignano per l’esaltazione del pensiero di poche maschere fisse che trasversalmente occupano, da mesi, tutte le reti televisive con le loro smanie di protagonismo e la mancanza del più elementare buon senso per rendere fruttuosi i dibattiti.
Una deriva dell’infotainment, ormai onnipresente in tutti i palinsesti, con quel mix di gossip e populismo che sta scavando trincee ancora più nette tra i cittadini e lo Stato, tra persone e persone. Spettacoli degradanti, tanto che Barbara D’Urso ne sembra pienamente cosciente quando ammette candidamente di essere ormai la fucina primaria per i mostri della settimana di Antonio Ricci. Dal preservativo al crocifisso, dalla crisi economica alla rivoluzione morale: non c’è tema che non possa essere discusso dai tuttologi dell’opinionismo, così ostinati nel loro polemismo da non fare più notizia nelle cronache, nonostante si inventino ogni giorno delle trovate assurde per troneggiare mediaticamente.
Tutto orchestrato per rendere violente e teatrali le contrapposizioni, salotti organizzati col bilancino per creare un magma caotico di pensieri tanto roboanti quanto sterili dato che, come ha sottolineato il principe della rissa Vittorio Sgarbi, diventa inutile impostare un dibattito con platee numerosissime che si devono spartire tempi strettissimi non riuscendo mai a controbattere alle provocazioni altrui, rendendo quasi necessario tirare fuori il coniglio dal cilindro per emergere da più forti sugli altri pretendenti alla parola.