11 agosto, Santa Chiara, protettrice da cinquantun anni del mezzo televisivo: il giorno giusto per far entrare la televisione anche nei monasteri dove si pratica la più totale clausura. Perchè se le menti diseducate sono tali anche a causa del tubo catodico, cattivo consigliere, è giusto estirpare il male dalle sue radici.
Nasce dalla voglia di “rendere registi, attori, produttori e quanti lavorano nel settore più consapevoli del ruolo educativo che ricoprono“, stando alle parole di Marco Palmisano, presidente del Club Santa Chiara e promotore dell’iniziativa, l’idea di una preghiera collettiva che salvi “il piccolo schermo dalla schiavitù degli ascolti e delle logiche commerciali“. Ad unire le loro forze, spirituali s’intende, saranno 750 suore clarisse, che nei propri monasteri saranno impegnate a rivendicare l’impegno pedagogico che i programmi televisivi dovrebbero mettere sempre in primo piano. A ben pensare tutto sembra un paradosso; come può voler migliorare la tv chi non la conosce perchè ha scelto di non guardarla?
E’ sempre Palmisano a rispondere a questo naturale dubbio, spiegando che “le suore non vedono la tv ma sanno ascoltare chi la guarda. Parlando con i fedeli si rendono conto di quanto i modelli culturali e comportamentali della televisione influiscano sulla vita delle persone“. Ma i devoti alla Santa protettrice del piccolo schermo sembrano temere che questa sola iniziativa possa fare ben poco, e annunciano una vera e propria lotta contro la televisione dei valori sbagliati, a favore di un palinsesto che promuova la famiglia, l’educazione e la solidarietà. Il presidente del Club Santa Chiara ha infatti annunciato la creazione di una nuova società di produzioni televisive, per contribuire a cambiare la tv dall’interno.