Salvatore Bagni



19
luglio

CALCIOMERCATO, CI VUOLE UN COLPACCIO ESTIVO: NUOVI TELECRONISTI PER LO SPORT IN TV

Fabio Caressa

Per i tifosi più appassionati è la manna dal cielo, non riuscirebbero a viverne senza. Figuriamoci per le squadre, pronte a spendere fino all’ultimo centesimo pur di potenziare le loro formazioni con un piedino d’oro dal gol facile. Il Calciomercato estivo è un appuntamento irrinunciabile, una prima avvincente sfida da giocarsi a colpi di assegni milionari. A DM, però, poco interessa se Ringhio Gattuso finirà all’Olympiacos, se superMario Balotelli lascerà l’Inter o se Totti sogna lo sceicco arabo. Da queste parti il calcio significa soprattutto telecronache, rubriche tv e programmi di approfondimento. Per questo ci auguriamo che il mercato estivo regali ai telespettatori un colpaccio inaspettato, un pallonetto del piccolo schemo. L’attacco è sgangherato, qui mancano i fuoriclasse: la tv sportiva ha bisogno di nuovi telecronisti, di giornalisti giovani e preparati.

Che i nostri telecronisti fossero andati nel pallone da un pezzo, ce ne eravamo accorti a fine Campionato e soprattutto ai Mondiali in Sudafrica. In quell’occasione, i commenti giornalistici sembravano fatti dagli avventori alticci di un qualsiasi bar sport. Su Sky, Fabio Caressa non riusciva ad imbroccare una previsione sul risultato finale delle partite. Stracciato su campo dal polpo Paul, che vergogna. Fosse stato per lui, l’Italia avrebbe vinto alla grande la competizione. Al suo fianco, Beppe Bergomi dava i primi segni di squilibrio quando, convinto, chiamava “Montolino” il giocatore Riccardo Montolivo. Per non parlare dei falli a gamba tesa che Caressa commetteva a danno della lingua italiana, inventando neologismi da brividi come “tutti sotto, in the box!” e i “rimorchi” di Pazzini e le “mattonelle” di campo. “Come parli? Le parole sono importanti!” lo avrebbe rimproverato il Nanni Moretti de La Palombella Rossa.

Su Rai1, la coppia Marco Civoli-Salvatore Bagni tesseva imperterrita le lodi degli 11 zombie azzurri che vagavano per il campo e attribuiva un senso logico a certe formazioni di Marcello Lippi che nemmeno un’approfondita perizia psichiatrica sarebbe riuscita mai a motivarci. Gli errori dei nostri diventavano “disattenzioni”,  i falli semplici “contrasti”.