“Se ogni anno si dice che è l’anno del rap è una cosa positiva. L’intera industria, sia quella rivolta al maistream che quella underground, viene favorita. L’importante è portare avanti un rap degno della cultura che rispecchia”.
Rocco Hunt non può che essere contento dell’ascesa del rap in Italia, lui che è uno degli ultimi esponenti del genere a salire alla ribalta. E da quando il cantautore salernitano ha vinto Sanremo Giovani non si ferma più. L’abbiamo incontrato agli Mtv Awards, dove ha vinto nella categoria Best New Artist.
Il momento d’oro del rap è favorito anche dai talent show. Tu qualche anno fa avresti partecipato?
Io ho scelto un altro percorso, ho iniziato a fare la mia musica autoproducendomi. La mia visione è self made, gavetta, gare di freestyle, e arrivare a Sanremo è stato come arrivarci dal niente. Non critico chi partecipa ai talent, magari un giovane si toglie dalla strada partecipando, ma io non avrei voluto iniziare così. Ho scelto Sanremo come amplificatore per portare un messaggio importante.
A Sanremo ti abbiamo visto insieme alla tua famiglia. Ti seguono ancora?
In Campania sono molto presenti. Del resto sono legatissimo alla mia famiglia, ma al contrario di quello che diceva la Littizzetto, a Sanremo non c’erano tutti i miei familiari. Sul palco a festeggiare con me c’erano solo mia mamma e mio padre, tutte le altre persone che tifavano per me non le conoscevo. Erano sì una famiglia ma composta da persone di tutto il Sud che volevano festeggiare la mia vittoria.