Roberto Calderoli



21
maggio

SILVIO CI (RI)METTE LA FACCIA. IL PREMIER INVADE I TG E PREPARA ‘L’ARMA SEGRETA’ IN VISTA DEL VOTO

Silvio Berlusconi, Studio Aperto

Silviuccio se la fa sotto, teme la sconfitta. Per un attimo qualcuno ci avrà creduto davvero, ingannato da quei quattro giorni di silenzio stampa che Berlusconi si era riservato dopo la batosta ricevuta al primo round delle Amministrative. Da lunedì scorso, quando i risultati delle urne facevano rialzare il crestino alla sinistra, il Cavaliere sembrava infatti diventato muto e incapace di reagire alla tranvata elettorale arrivatagli tra capo, collo e tupè. In realtà il premier ha impiegato questo tempo per incontrarsi con collaboratori, alleati, spin doctor e delineare una micidiale controffensiva mediatica iniziata proprio ieri. Alla fine ha deciso di metterci nuovamente la faccia, e nel giro di 24 ore ha rilasciato cinque interviste ad altrettanti telegiornali: Tg1, Tg2, Tg4, Tg5 e Studio Aperto. Un vero blitz.

Il contropiede berlusconiano è scattato nel tardo pomeriggio di ieri con l’apparizione a Studio Aperto. “Non consegneremo Milano agli estremisti” ha promesso il Cav, confidando sull’appoggio di quei cittadini “rimasti turbati dalle bandiere rosse con la falce e martello” sventolate all’ombra della Madunina per Giuliano Pisapia. I toni scelti dal premier sono rassicuranti, propagandistici ma lontani dalle accuse aggressive che avevano caratterizzato la prima tornata, penalizzandolo.

Da un tg all’altro: avanti il prossimo. Berlusconi sta fisso, seduto alla scrivania presidenziale, mentre davanti a lui si succedono giornalisti e telecamere. Così si passa al Tg4, dove il premier elenca le sciagure che potrebbero colpire Milano in caso di vittoria del centrosinistra: “Più tasse per tutti con la revisione del catasto, poi estensione dell’Ecopass che il sindaco Moratti ha deciso di abolire per i residenti, la costruzione di un grande centro islamico e il voto agli immigrati“. Roba che neanche le dieci piaghe d’Egitto, stando al racconto del Cavaliere. E il copione si ripete poi al Tg1, al Tg2 e alTg5  che assieme coprono il 60% degli ascolti.




3
giugno

RAI, CALDEROLI VUOLE UNA DIETA ANTI-CRISI:”STOP AGLI STIPENDI D’ORO O SI RIDISCUTA IL CANONE”

Dopo il lanciafiamme, quello per bruciare 375mila leggi inutili, vai con la cesoia. Roberto Calderoli ha già impugnato il forbicione ed è pronto a dirigersi in Viale Mazzini. Stavolta il ministro per la Semplificazione vuole tagliare sprechi e contratti milionari nella tv pubblica, ritenuta dispensatrice di stipendi d’oro e prebende anche a chi non si ammazza di lavoro. In un periodo in cui la crisi economica ha costretto i governi europei a varare politiche che prevedono sacrifici e vigorose tirate di cinghia, l’esponente della Lega ha espresso l’intenzione di voler adeguare anche la Rai ad un regime di austerity.

A pochi giorni dall’approvazione della manovra anti-crisi del Governo, Calderoli ha invocato una presa di responsabilità da parte di tutti i settori pubblici, tv compresa. “A fronte di questi sacrifici, dobbiamo chiederne anche al concessionario del servizio radiotelevisivo pubblico, ossia alla Rai. Non esistono al mondo liquidazioni come quella di Santoro o stipendi da favola pagati per stare in panchina e non lavorare” ha affermato. Nel caso questo non avvenga, ha intimato il ministro, “si ridiscuta il pagamento del canone”. Considerazioni ragionevoli e condivisibili, soprattutto nella critica agli sprechi. Dai banchi dell’opposizione qualcuno le ha subito definite di “facile demagogia”. In effetti un taglio drastico, per quanto auspicabile, pare sin da subito un’illusione in quanto anche la Rai deve adeguarsi a logiche concorrenziali e di mercato che ormai hanno viziato l’intero sistema televisivo e dalle quali è rischioso sganciarsi.

Da parte sua, il Presidente della Rai Paolo Garimberti dà un colpo al cerchio e uno alla botte. Da un lato tiene a precisare che il canone italiano è il più basso d’Europa, denunciando però un’evasione del 30% dal suo pagamento, dall’altro assicura che la Rai è già pronta ad approvare un piano industriale che prevede una riduzione delle spese. Anche Sergio Zavoli, presidente della commissione di Vigilanza, è intevenuto sulla questione riconoscendo a Calderoli di aver messo il dito su un nervo scoperto e rivelando poi che “un ridimensionamento di taluni stipendi anche in Rai è un problema che la Vigilanza ha all’ordine del giorno”.

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