Tirato per la giacchetta, Matteo Renzi ha fissato una scadenza. La tanto discussa riforma del servizio pubblico partirà a marzo: “vogliamo fare della Rai la più innovativa azienda di produzione culturale” ha affermato il premier nell’intervista rilasciata al Tg1 lo scorso 14 febbraio. Il Presidente del Consiglio sembra determinato – almeno nelle intenzioni – ma ancor di più lo è il DG Luigi Gubitosi, il quale non vede l’ora di attuare i cambiamenti in progetto.
Il mese di marzo è alle porte, la partita in gioco è alta. E i tempi d’azione sono ristretti. A metà 2015 scadranno infatti i mandati del CdA e del Direttore Generale, mentre nel maggio 2016 scadrà la Convenzione con la quale lo Stato affida in esclusiva alla Rai la concessione del servizio pubblico radiotelevisivo. La volontà di Gubitosi è quella di premere l’acceleratore soprattutto per quanto riguarda la sua riforma dell’informazione. Ma, anche in questo caso, gli ostacoli non mancano.
Rai, Gubitosi contro l’immobilismo di sindacati e politica
“Il nostro piano è un atto serio e moderno che avvicinerebbe la Rai alle migliori emittenti europee. Eppure incontriamo grandi, tenaci resistenze. Di fronte abbiamo il ‘pc’: il partito della conservazione, che unisce una parte del sindacato a una parte della politica. Il loro obiettivo è l’immobilismo“
ha dichiarato il DG Rai a Repubblica, con esplicito riferimento alle forze contrarie. Come se non bastasse, tra le righe Gubitosi ha anche rifilato una frecciata proprio al Governo.