Riccardo Pasini



22
ottobre

RICCARDO PASINI (CEO DI PRODOTTO) A DM: IL BRANDED ENTERTAINMENT E’ L’OCCASIONE PER TESTARE FORMAT ORIGINALI

Riccardo Pasini

Riccardo Pasini

Alla vigilia della messa in onda di Hair Style, sua nuova creatura per Real Time, in onda da sabato 26 ottobre alle 13, abbiamo fatto quattro chiacchiere con Riccardo Pasini, CEO di Prodotto, società specializzata in branded entertainment.

Riccardo, dopo unghie e make up, arrivano in tv i tutorial per capelli. Non pensi che si stia esagerando?

Lo si era detto anche per i reality show, e così per ogni genere televisivo che ha vissuto il suo momento di successo. Questo è il momento dei tutorial: anche la tv ha le sue mode. Però RealTime fa caso a sè: prima che moda (dato che l’hanno lanciata) è identità fortissima. Sono un vero punto di riferimento per il pubblico  amante del genere.

Nelle telespettatrici che scelgono di guardare questo tipo di show, prevale il fascino del cambiamento o la possibilità di avere dei consigli utili da mettere in pratica?

Il pubblico non cerca “sfronzoli” in questi programmi, cerca contenuti pratici e veramente applicabili nel quotidiano. C’è all’interno del tutorial una ricchezza e accuratezza nei contenuti inimmaginabili. Fare un tutorial (bene!), non è come dirlo! Si rivolgono ad un pubblico talmente verticale e preparato, che non è lì solo per intrattenersi, ma per sapere davvero qualche cosa di più, che richiede molta accuratezza e preparazione per non deluderne le aspettative. RealTime in questo è una vera scuola, anzi un master universitario!

Hair Style è un format branded-content. Pensi che il branded entertainment rappresenti l’unica possibilità per sperimentare in tv qualcosa di nuovo?

Hair Style è un format branded-entertainment, perchè comunque ha chiara la finalità televisiva anche di intrattenere. Nel caso specifico però no, la volontà di sperimentazione era a monte, noi di Prodotto abbiamo avuto l’intuito di far sedere intorno allo stesso tavolo soggetti che potevano vicendevolmente essersi utili. Diciamo che in altre situazioni, il Branded-entertainment è per noi produttori l’occasione di portare avanti progetti sui quali, perchè di non certificato ascolto in quanto format originali, le reti non avrebbero la possibilità di investire.

I broadcaster accettano formati del genere più per questioni di budget o per ragioni legate alla comodità di avere un ‘format chiavi in mano’?

Non nascondiamoci dietro un dito, se non ci fosse stata la crisi (anche se mi son stufato di sentir dire questa parola!) Prodotto forse non sarebbe neppure esistita. Se non ci fossero state le difficoltà economiche, format completamente originali e realizzati da una società neo-nata come la nostra, non avrebbero mai visto la luce… e le reti avrebbero perso una importante occasione: considera che Il meglio di Me, l’ultima nostra produzione per La5, ha totalizzato addirittura l’1,68% di share (sul target di riferimento, ndDM). Quando io anni fa parlavo di branded-entertaimnet mi guardavano come fossi un marziano. Ora le stesse persone lo ripetono, a sproposito molto spesso, come se fosse il nome panacea di tutti i mali. Le solite esagerazioni di chi lo cavalca per interesse: Prodotto branded-entertaiment. Punto. Noi ci abbiamo sempre creduto, e in qualche modo abbiamo dato anche il nostro modesto contributo ad educare il mercato e a trovare un modus operandi appropriato che metta tutti d’accordo.

Viceversa, le aziende che scelgono questa forma di pubblicità risparmiano rispetto alla pubblicità tradizionale oppure l’investimento è maggiore e la fidelizzazione del pubblico più performante?