Re Artu



19
giugno

CUCINE DA INCUBO: ANTONINO CANNAVACCIUOLO AL RE ARTU’

Cucine da Incubo

La sesta puntata di Cucine da Incubo è dedicata al ristorante Re Artù. I cavalieri della tavola rotonda sono i tre fratelli proprietari del ristorante, la spada è un coltello, rimasto infilzato in un prosciutto che, stagionatura dopo stagionatura, è diventato roccia. La speranza è che nessuno dei tre riesca ad estrarlo perchè con l’aria che tira in cucina, lo userebbero per accoltellarsi. In realtà, i tre fratelli non parlano mai di accoltellarsi ma per descrivere le cose che uno deve fare all’altro attingono al repertorio delle immagini sessuali. “Fammi una …. “, tanto per dirne una.

Nella parte di Re Artù, Antonino Cannavacciuolo, quello che va nei ristoranti e li “schifa da cap’ a per’“. Scusate ma noi qui siamo in pieno Pupetta mood e Cannavacciuolo da Vico Equense non ci aiuta ad allontanarci dalle atmosfere partenopee della fiction. Dunque, come vi abbiamo accennato, anche questa settimana, il nostro chef ha a che fare con dinamiche familiari disastrose. I tre fratelli non solo hanno perso l’entusiasmo nel gestire la loro attività, ma proprio la testa. E senza testa non vogliamo proprio immaginare come le cucinino le lasagne.

Ormai siamo abituati a vedere Cannavacciuolo seduto a un tavolo sempre con le mani sugli occhi. E mai per giocare a “cucusettetè”. Anche questa volta lo chef aspetta disilluso i piatti che gli verranno serviti e che naturalmente non mangerà. Altro problema con cui ci siamo già confrontati è la disorganizzazione, ma, in questo caso, il Re Artù vince per creatività. Per indicare gli ordini, il tavolo viene indicato con la descrizione del cliente. Si, avete capito bene. Una lasagna al tavolo del pelato.