Per gli inguaribili censori degli sprechi pubblici, o di quelli che ad un primo sguardo possono apparire tali, è tempo di applausi e floride raccolte di consenso, nel pieno della crisi di fiducia nei confronti di partiti e istituzioni. Qualche volta però la fredda ragioneria, o talora la pignola ispezione, si deve arrestare davanti alla barriera del ritrovamento del buon senso. Va bene tutto, ma senza esagerare.
Nel Paese che per un paio di anni pensionava alcuni dipendenti dopo soli 15 anni e che regalava agende a go go, si arriva al balletto delle segnalazioni e delle repliche anche sui capitoli di spesa più ‘innocenti’. Avviene, così, che lo scontro coinvolga oggi Il Fatto Quotidiano e la Rai. La televisione di Stato, presumibilmente infastidita da un articolo comparso sulle pagine del giornale di Travaglio, Padellaro e company, precisa:
”In merito all’articolo firmato da Carlo Tecce a pag. 11 de Il Fatto Quotidiano del 16 novembre 2012 dal titolo “Rai, Tarantola acquista poltrone: per se stessa”, non credevamo che cambiare alcune poltrone nella sala di rappresentanza della nostra Azienda potesse suscitare un interesse da parte del vostro giornale. Si trattava di una spesa già preventivata prima dell’arrivo dei nuovi vertici. Inoltre non si può considerare uno spreco, ma soltanto una ottimizzazione di risorse, visto che le poltrone sostituite hanno preso il posto di quelle degli anni ‘70 che “resistevano” in Sala A.”