Pietro Sparacino



2
marzo

PIETRO SPARACINO (STAND UP COMEDY) A DM: NEL MIO MONOLOGO CONTRO IL RAZZISMO VOGLIO SCOPARMI UNA ZINGARA. CERCO DI VIVERE UNA VITA DI MERDA PER AVERE TANTO MATERIALE

Pietro Sparacino

Pietro Sparacino ha una macchia nel curriculum, anzi due. La prima si chiama Colorado, e risale all’era pre Satiriasi (gruppo di stand up comedian fondato da Filippo Giardina nel 2009, ndDM); la seconda, che ricorderanno in pochi, porta il marchio di Aggratis, sfortunato programma di Gregorio Paolini della seconda serata di Rai2. Ora, però, complice Comedy Central, la sua comicità può finalmente trovare espressione in un contesto a lui più congeniale. Ogni lunedì lo stand up comedian classe 1982 è nel cast di Stand Up Comedy. A Davidemaggio.it, che l’ha intervistato, si racconta senza filtri e con l’immancabile retrogusto ironico, a poche ore dalla puntata di stasera – in onda alle ore 23 sul canale 124 di Sky – che lo vedrà protagonista in qualità di conduttore. Leggere per credere.

Come sta andando questa seconda stagione di Stand Up Comedy?

Un’esperienza straordinaria anche perché nella seconda stagione abbiamo limato quello che c’era da limare rispetto alla prima stagione. Abbiamo fatto più nostro il palco, il locale, il pubblico.

La battuta o il monologo di cui sei più fiero?

Nella sesta puntata ci sarà un pezzo in cui sostengo che mi voglio scopare una zingara. Sarebbe il segnale dell’avvenuta integrazione tra italiani e stranieri in Italia; penso che scoparsi una zingara sarebbe l’atto estremo. E’ un pezzo in cui propongo di superare il razzismo; dovremmo essere obbligati tutti per legge dai 18 anni in su a praticare sesso multietnico. Sono molto orgoglioso anche della puntata che ho presentato. Ognuno di noi, essendo comico, corre il rischio di dilungarsi nelle presentazioni, ma siamo stati tutti abbastanza bravi a metterci al servizio dei comici e della serata. Mi sono divertito a presentare e anche a fare il preambolo iniziale della puntata con tutto un discorso pseudo-filosofico-cazzaro sulla figura del comico e su quello che vive quotidianamente. Chiudo con una battuta, che non è comica ma della quale sono molto orgoglioso: la differenza tra stand up e cabaret è che il cabaret cerca di farti dimenticare i problemi, la stand up comedy ti ricorda che ne hai tantissimi ma che non sei solo. Non è che siamo più tormentati ma abbiamo più consapevolezza dei nostri tormenti. Quindi io sto cercando di vivere una vita di merda per avere tanto materiale sul quale lavorare.

Sei una specie di cavia…

E’ che non c’ho i soldi per pagare gli altri.

E come vive quotidianamente un comico?

Posso dire come vivo quotidianamente io, da padre separato, barcamenandomi tra miliardi di cose sul lavoro, che alla fine convergono nella stessa direzione. Non è una vita scandita da ritmi precisi, ho dormito tre ore negli ultimi due giorni perché ero a Palermo per partecipare ad un workshop per giovani comici che vogliono intraprendere questa pseudo professione. E’ una vita disintegrata.

Nella tua presentazione dici di avere “una macchia sul curriculum”: Colorado…

Ahimè ma ho avuto delle scusanti. Quando ho fatto Colorado, Satiriasi non era ancor nato.


Pensavo che l’alibi fossero i soldi…