Pedopornografia



22
novembre

AMARCORD : CHE FINE HA FATTO AUGUSTO MARTELLI?

Augusto Martelli @ Davide Maggio .it

Dedicare la propria vita al mondo dello spettacolo, ad un lavoro difficile come la direzione d’orchestra, la composizione e l’arrangiamento di sigle, musiche, colonne sonore, leit motiv di un successo e poi vedere quella stessa esistenza e la propria carriera completamente distrutte così all’improvviso. Da una caccia al mostro. Colpevolmente o forse no. E’ quanto è accaduto ad Augusto Martelli, storico compositore della musica e della televisione italiana, condannato pochi giorni fa ad un anno e sei mesi di reclusione, per reati di stampo pedopornografico.

L’inchiesta guidata dal Pm Pietro Forno e partita nel 2001, coinvolgeva ben 113 persone colpevoli, secondo la legge, di essersi collegate a siti internet pedopornografici pagando l’accesso con carta di credito e alimentando quindi un mercato teso allo sfruttamento dei minori.

Tra queste persone, anche Augusto Martelli che si era difeso così: Io non c’entro nulla con i pedofili – semmai li combatto e proprio per questo sono finito in questa storia: ho cercato di seguire l’esempio di don Di Noto e ho fatto indagini con la mia carta di credito.

Il musicista aveva dichiarato inoltre di aver intrapeso il percorso grazie ad una collaborazione con i carabinieri. Fatto, questo, negato in maniera piuttosto netta dall’Arma.

A nulla è quindi valsa la strenua difesa di Martelli, in questi estenuanti sei anni, che si fondava principalmente sul fatto che ad ogni modo lui non aveva diffuso o prodotto quel materiale e che non c’erano comunque prove del fatto che lui fosse compiaciuto da quelle stesse immagini.

I Supremi Giudici della Terza Sezione Penale hanno infatti spiegato così questa scelta : E’ indubbio che tutta l’attività organizzativa ai fini della produzione, diffusione e messa in commercio di certe immagini, esiste e si perpetua solo perché vi è, a monte, una domanda: un pubblico, cioè, di consumatori che intende acquistarle e detenerle. Qualsiasi espressione della propria personalità e libertà, è lecita e costituzionalmente garantita solo se, nella sua esplicazione, non comporta danno per altre persone: specie se si tratta di soggetti incapaci di difendersi e impossibilitati ad operare delle libere scelte.

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