Paolo Ruffini



7
giugno

RAI: MAZZA INVIA UNA LETTERA DI SDEGNO, LIOFREDI E RUFFINI DIRETTAMENTE DAGLI AVVOCATI. PALINSESTI CONGELATI?

Massimo Liofredi

Massimo Liofredi

Se la gestione di Mauro Masi si è beccata una valanga di critiche da destra e manca, – alcune lecite, altre probabilmente meno -, quella di Lorenza Lei si appresta, a soli due mesi dall’insediamento, a battere ogni record. La Lady di Ferro sta forse forzando un po’ troppo la mano, intraprendendo scelte obiettivamente piuttosto discutibili.

I palinsesti di Rai1, Rai2 e Rai3 per il prossimo autunno sono di fatto a immagine e somiglianza della Lei, con il contributo del ViceDG con delega all’offerta televisiva Antonio MaranoAnnozero a parte, la conferma delle restanti produzioni “di sinistra” permette alla Lady di Ferro di avere anche il lasciapassare dei consiglieri di opposizione, soddisfatti del bottino portato a casa. Curioso quindi che la prima critica sia arrivata proprio dal Consigliere Antonio Verro – che non ha mai mancato di esternare la sua visione filogovernativa dell’azienda – contrario all’assenza della clausola di non concorrenza nell’accordo con Santoro. Ma non tutti in Rai hanno comunque intenzione di stare ai suoi diktat, men che meno i tre Direttori, a cui è stata di fatto minata l’indipendenza editoriale (altro che coordinamento…) e i cui palinsesti sono diventati nel giro di pochi giorni “carta straccia”.

Ride bene chi ride ultimo, verrebbe da dire. Se Mauro Mazza, che subirà i maggiori danni, ha adottato (per il momento) un comportamento “low profile” limitandosi ad inviare una lettera di sdegno al CdA, Massimo Liofredi e Paolo Ruffini non ci hanno pensato due volte e – come riportato da Lettera43 – pare si siano direttamente rivolti ad un avvocato che “potrebbe avere scritto una diffida da inviare al consiglio per invalidarne le decisioni.” Pare insomma che la storia di Ruffini, reintegrato a Rai3 dal Tribunale del Lavoro, non abbia sortito l’effetto sperato ai piani alti di Viale Mazzini…




26
maggio

RAI: SLITTANO LE PRIME NOMINE DI LORENZA LEI. SPUNTA L’IPOTESI PIROSO A BALLARO’

Lorenza Lei, DG Rai

Sembrava dovesse sistemare tutto in un istante, con ‘un poco di zucchero’ e una randellata a chi la meritasse. Roba che neanche Mary Poppins in versione power. Ma fare la governante a Viale Mazzini non è propriamente un gioco da ragazzi, e pare che il nuovo Direttore Generale della Rai se ne sia accorta suo malgrado. All’indomani della sua nomina Lorenza Lei si era detta pronta a rimettere in sesto la tv pubblica in tempi da record. Neanche venti giorni e oplà, l’azienda avrebbe iniziato a cambiare piega. Sulla sua scrivania erano già pronti pacchetti di nomine e direttive da impartire a destra e a manca. Ma ora, al primo banco di prova, ecco l’imprevisto. Gli ingranaggi del carrozzone radiotelevisivo si inceppano: la rivoluzione della Lei è rimandata, anzi ”slittata“.

Oggi il Cda di viale Mazzini avrebbe dovuto deliberare su una serie di nomine di prim’ordine, ma come sempre in Rai vigono equilibri, resistenze, ambizioni e tempi tecnici che frenano qualsiasi slancio decisionista. Secondo indiscrezioni, all’attenzione del Consiglio sarebbero dovuti arrivare i nuovi incarichi per Rai Fiction, Rai Cinema, ma anche per Rai1 e Rai2.  In particolare, secondo Il Giornale, nei piani del DG, il responsabile della prima rete Mauro Mazza potrebbe andare a Rai Fiction al posto di Fabrizio Del Noce e che la direzione del Tg2 potrebbe essere affidata a Susanna Petruni oppure a Gianluigi Paragone. Maria Pia Ammirati sostituirebbe il reintegrato Paolo Ruffini a Rai3.

In realtà quella della terza rete è una questione delicata. Il nuovo DG, infatti, avrebbe promesso al centrodestra di ridimensionare la corsara Rai3, ma l’impresa si sta rivelando più complicata del previsto. Giovanni Floris, che la Lei voleva spostare ad un programma economico, si sarebbe già rifiutato di trattare. Come riportato da Panorama, nelle intenzioni il suo Ballarò sarebbe potuto andare ad Antonello Piroso. Un niet è arrivato anche da Fabio Fazio, che secondo il settimanale di Giorgio Mulè si sarebbe rifiutato di occuparsi di sport su Rai 1, e di lasciare all’azienda la scelta dei suoi ospiti a Che tempo che fa.


19
maggio

IL PARADOSSALE PALINSESTO DI RAI3: DOPO LE CASALINGHE IN PRIME TIME, SABRINA VITA DA STREGA NELL’ACCESS

Sabrina vita da strega

Sabrina vita da strega

C’è un fatto curioso che sta caratterizzando gli sgoccioli di questo agguerrito periodo di garanzia: l’innesto di produzioni dal target più commerciale all’interno di una rete, Rai3, che si è sempre caratterizzata per una programmazione a forte vocazione da “servizio pubblico” con una marcata predisposizione per i programmi di approfondimento giornalistico, d’inchiesta e a carattere regionale, e i talk show.

I tentativi di portare sulla terza rete pubblica gli “scarti” di Rai2 sono tutti pressoché falliti. E tra i flop non possiamo dimenticare la sesta stagione di Desperate Housewives che l’anziano pubblico di Rai3 ha snobbato tout court mentre gli affezionati hanno comprensibilmente optato per altre piattaforme.

Intanto in attesa che arrivino novità su Agrodolce – la cui messa in onda pare tutt’altro che scontata nonostante le riprese già avviate della seconda stagione -, nella fascia di access prime time, da anni monopolio dei telegiornali, Paolo Ruffini le sta provando veramente tutte. E l’ultima novità è talmente paradossale e inspiegabile da giustificare pure le casalinghe disperate nel prime time della terza rete.





3
maggio

ENRICO MENTANA: HO DETTO NO A BERLUSCONI E RIFIUTATO IL TG1. MINZOLINI? FILOGOVERNATIVO

Enrico Mentana

La storia non va mai all’indietro“. La chicca di Chicco Mentana è una come una formula magica, come un mantra che il direttore del Tg La7 si sarà ripetuto chissà quante volte. Di sicuro ne ha fatto prezioso uso quando Silvio Berlusconi, il sciùr padrun in persona, gli disse: “Preferirei che tornasse a Mediaset. Non ho avuto nulla a che fare con il suo allontanamento e credo sarebbe giusto chiudere quella ferita. La chiamerà mio figlio“. Di lì a poco Piersilvio, nelle vesti di re Mida del Biscione, gli avrebbe offerto “tutto quello che c’era da offrire” pur di riportarlo a Mediaset. Ma niente da fare, Mentana rifiutò: ”la storia non va mai all’indietro“, appunto.

A raccontare l’espisodio è il giornalista stesso, in un’intervista a Vanity Fair di domani. E’ un Mitraglia battagliero e con tanti colpi in canna quello che si racconta al settimanale, consapevole di aver messo in piedi un telegiornale  più unico che raro nel panorama informativo italiano. “Chi mi ferma per strada dice sempre la stessa frase: grazie, perché mi ha restituito il gusto di vedere un vero telegiornale racconta. E i dati parlano da soli: da quando Mentana è a La7, il notiziario della rete ha quadruplicato gli ascolti, a colpi di politica, analisi e commenti. Al bando, invece, la cronaca guardona e gli avvenimenti fru fru (il matrimonio di William e Kate, per intenderci, è finito in chiusura di tg). “Significa che ci sono più pubblici. C’è ancora chi segue Avetrana, ma c’è una fetta, neanche marginale, che vuole altro“.

Che cosa pensa, allora, Mentana del vituperato Tg1 di Minzolini? Che è “orgogliosamente filogovernativo“, e che  a Saxa Rubra lui non ci tornerebbe così volentieri. Andrebbe mai a dirigere il Tg1? “Me l’hanno offerto due volte, in passato, e ho rifiutato (…) Ci ho lavorato nove anni, so come funziona. In Rai tornerei solo se mi venisse garantita la libertà di non rispondere al telefono ai politici“. Campa cavallo, dunque. Dalla tv pubblica lo cercò anche il direttore di rete Paolo Ruffini, per il Tg3: ”per accettare gli posi due condizioni che sapevo impossibili: la mia nomina avrebbe dovuto essere votata all’unanimità del Cda Rai e ricevere il voto positivo e pieno dell’Assemblea dei Giornalisti. Che fossero impossibili era chiaro perché Rai3 è sempre stato l’unica rete sotto il controllo della sinistra e il Pd aveva già fatto il nome di Bianca Berlinguer“.


3
maggio

PAOLA BARALE VERSO LA CONDUZIONE DI COLORADO

Paola Barale

Paola Barale

Ha detto un clamoroso no a Plastik ma visti i risultati altalenanti (la prima puntata si è fermata al 7% di share mentre la seconda, con lo spostamento al venerdì, è salita di due punti percentuali) e il livello qualitativo non proprio al massimo verrebbe da dire che sia stata una fortuna e non una disgrazia.

Il Direttore di Italia1 Luca Tiraboschi pare comunque non abbia alcuna intenzione di mollarla. Parliamo di Paola Barale: per molti il volto più adatto per un programma “generalista” sulla chirurgia plastica, la conduttrice più chic della televisione italiana, stando a quanto rivelato dal settimanale Chi (ma l’indiscrezione era stata già lanciata da Sorrisi a dicembre), sembra sia in pole – dopo appunto la defezione a Plastik forse a causa del compenso fuori budget dell’amico Luca Tommasini -, per la conduzione di una produzione storica della rete giovane del Biscione.

Dopo Rossella Brescia, ora impegnata in Uman al fianco del Mago Forest, sembra infatti che i piani alti del Biscione abbiano tutte le intenzioni di affidare Colorado Cafè, programma comico prodotto dalla Colorado Film e dalla 3Zero2, proprio alla Barale, che affiancherebbe Paolo Ruffini, nuovo volto al posto di Nicola Savino ora tornato “libero”, e Digei Angelo, ancora nelle vesti di spalla disturbatrice, alla conduzione.





22
febbraio

MI MANDA RAI TRE: EDOARDO CAMURRI SARA’ IL NUOVO CONDUTTORE

Edoardo Camurri

Con una laurea in filosofia teoretica potresti fare di tutto, anche presentare Mi Manda Rai Tre. In fin dei conti, l’importante è fare ascolti e soprattutto evitare che la trasmissione scivoli sotto il 4% di share, che significa flop e chiusura anticipata. E’ la dura ‘ontologia’ dell’auditel. Il direttore della terza rete Paolo Ruffini, che da questo punto di vista appartiene alla corrente del Pragmatismo, avrà fatto i suoi calcoli quando ha deciso di affidare ad Edoardo Camurri la conduzione del programma che fu di Andrea Vianello e prima ancora di Piero Marrazzo. Il giornalista, rampante 36enne, sarà alla guida di Mi manda Rai Tre dal 29 aprile prossimo, giorno d’esordio della nuova stagione.

Camurri non è certo nuovo al piccolo schermo e all’approfondimento giornalistico: nel 2005 e nel 2006 ha condotto “Omnibus Estate” e poi “Omnibus Weekend” su La7. Oltre alla laurea in filosofia teoretica con Gianni Vattimo, di cui si diceva, vanta anche  collaborazioni  con Il Foglio di Giuliano Ferrara, Vanity Fair e con il supplemento culturale della domenica de Il Sole 24 Ore. In radio ha condotto Radio3 Mondo, Prima Pagina e Pagina3, ed è stato anche autore dei programmi televisivi di La7 come “Le vite degli altri”, “Istantanea” e “La Gaia Scienza“. Ora è chiamato ad un’esperienza sulla terza rete Rai, in un programma che attende solo di essere rilanciato e di ritrovare il suo nutrito pubblico di affezionati.

Per la conduzione di Mi Manda Rai Tre si era fatto anche il nome di Maria Luisa Busi, alla fine passato in secondo piano. Forse in Rai qualcuno si sarà ricordato del flop clamoroso di ‘Articolotre‘, presentato dalla giornalista nella scorsa stagione tv, pensando che sarebbe stato meglio non rischiare un infelice bis. Dopo l’auto-epurazione dal Tg1 di Minzolini, la fata turchina dell’informazione era finita in prima serata su Rai3, con un bel programmino sulla Costituzione e il disagio sociale. Un appuntamento rivelatosi subito di nicchia, troppo di nicchia, al punto da essere chiuso dopo sole quattro puntate per scarso rendimento.


10
febbraio

IL CAIMANO NON ‘FINISCE’ IN TV. PARLA CON ME VOLEVA MOSTRARE BERLUSCONI ALLA SBARRA.

Il Caimano

Alla faccia del rito immediato! Volevano già trasmettere la sua sentenza di condanna, ma alla fine il premier alla sbarra non è andato in tv. Parla con me, il programma della terza rete condotto da Serena Dandini, non ha infatti mandato in onda la sequenza finale del film Il caimano di Nanni Moretti, quella dedicata al processo a Silvio Berlusconi. La decisione è stata presa dalla direzione di Rai3 in accordo con lo stesso regista, dopo che il Vice Direttore Generale della Rai Antonio Marano aveva chiesto di tagliare la scena, accorciandola da sette a tre minuti. Tale soluzione è stata condivisa anche dalla presentatrice del talk di seconda serata e dal suo squadrone di autori. Riguardo alla mancata messa in onda qualcuno grida già alla censura.

Nei giorni scorsi la rete guidata da Paolo Ruffini aveva domandato di poter trasmettere Il Caimano in prime time, ma Viale Mazzini aveva fatto sapere che il film sarebbe stato proposto da Rai 1, che aveva già inoltrato una richiesta analoga. Nell’impasse delle precedenze televisive si era inserito Parla con me, con l’intenzione di mandare in onda un estratto (forse quello di maggior effetto) della pellicola. Ieri sera, però, in una lettera Marano avrebbe chiesto alla Dandini di non trasmettere più di tre minuti del film, per non svalutare un prodotto che la Rai avrebbe offerto al pubblico in futuro. La soluzione dell’ultimo minuto non ha trovato d’accordo Nanni Moretti e così, per tagliare la testa al Caimano, si è deciso rinunciare alla sentenza (cinematografica) in diretta.

La sequenza “incriminata”, che doveva andare in onda, è quella arcinota e surreale che rappresenta il Primo Ministro Berlusconi (interpretato dal regista Moretti) a processo. I giudici lo condannano a 7 anni di reclusione e lui, abbandonando il tribunale, dichiara ai cronisti: “Con la mia condanna la democrazia si è trasformata in un regime“. Un gruppo di sostenitori lo applaude, poi scaglia delle bombe Molotov contro il magistrato che ha emesso la sentenza. Una scena di forte impatto, che la Dandini avrebbe voluto trasmettere guarda caso nel giorno in cui la Procura di Milano ha chiesto al gip il giudizio immediato nei confronti del premier.


11
dicembre

TREMONTI RICORRE ALL’AGCOM CONTRO LA GABANELLI. CON UN ESPOSTO IL MINISTRO CHIEDE DI REPLICARE A REPORT

Giulio Tremonti, Ministro dell'Economia

Dalle imposte agli esposti, Giulio Tremonti ha sempre qualcuno a cui farla pagare. (De)formazione professionale. Stavolta il Ministro dell’Economia ha puntato il mirino su Milena Gabanelli, la lady di ferro della terza rete. Motivo? Il 24 ottobre scorso la giornalista aveva trasmesso una puntata di Report intitolata “Conti, sconti e Tremonti” che analizzava in modo critico alcune sue scelte operati nel tentativo di far quadrare i bilanci. Manovre fiscali, tagli, lotta all’evasione, Raitre aveva raccontato il lavoro del Ministro a modo suo. A lui sono subito girate le aliquote e senza pensarci troppo ha deciso di reagire presentando un esposto all’Agcom.

Tremonti si è quindi rivolto direttamente all’Autorità garante delle comunicazioni retta da Corrado Calabrò, senza scomodare i suoi avvocati. Il suo esposto, molto dettagliato nei punti che intende contestare a Report, è stato notificato dall’Agcom giovedì mattina e ieri pomeriggio ha raggiunto puntuale Milena Gabanelli e il direttore di Raitre Paolo Ruffini. Dalle reazioni stizzite, rilasciate all’indomani della messa in onda della puntata, il Ministro è passato ai fatti. Non è la prima volta che Tremonti ricorre al Garante conto Report; già lo scorso anno aveva vergato due esposti dopo un’inchiesta della trasmissione sulla “social card“.

Nel documento inviato stavolta all’Authority, il Ministro dell’Economia chiede ”l’immediato esercizio dei poteri sanzionatori e ripristinatori di cui è dotata l’Autorità“. La trasmissione della Gabanelli avrebbe violato “i principi di completezza, correttezza, obiettività e imparzialità dell’informazione“, per questo Tremonti vorrebbe replicare “all’ attacco personale” ottenendo uno spazio adeguato per sostenere le proprie tesi. Invoca pure lui il bistrattato contraddittorio, che di recente ha trovato una delle sue più discusse applicazioni nell’intrevento del Ministro Roberto Maroni alla trasmissione Vieni via con me.